Siamo lieti di invitarvi alla rappresentazione di “EDIPO RE” di Sofocle, capolavoro della tragedia attica sul tema del destino e della conoscenza di sé, interpretato dagli studenti del Liceo D’Oria nell’ambito del XIX Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani.
PRIMA RAPPRESENTAZIONE
📍 Luogo: Palazzolo Acreide (Siracusa)
📅 Data: Martedì 21 maggio 2025
REPLICA SPECIALE A GENOVA
📍 Luogo: Teatro della Tosse, Genova
📅 Data: Lunedì 26 maggio 2025
🕗 Orario: 20:30
La tragedia è presentata nella traduzione originale curata dalle professoresse Laura Dolcino e Ambra Tocco, con l’adattamento e la regia del maestro Enrico Campanati.
Il progetto teatrale è coordinato dalla professoressa Marina Terrana con la collaborazione della professoressa Paola Maria Di Stefano.
Di Anna Cugurra, Rebecca Dufour, Emanuela Gasperini, Chiara Guatelli, Lisa Poverelli, Francesco Repetto
Per celebrare il Giorno della Memoria il Cinema Sivori, lunedì 3 febbraio, ha presentato uno spettacolo di straordinario valore storico, ma soprattutto umano: “Tu passerai per il Camino – Le tappe dell’ignominia”, che invita ognuno di noi ad una riflessione profonda e commovente, servendosi di immagini d’epoca, letture e della toccante narrazione di Rino Mario Giannini e Raffaella Burlando.
Il progetto nasce da uno studio basato su numerose testimonianze di sopravvissuti ai lager e si pone l’obiettivo di restituire memoria e sensibilizzare il pubblico sulle atrocità della Shoah.
Gli autori dello spettacolo, Claudio Cadario e Lidia Eseleva, hanno constatato l’impossibilità di riprodurre il lager sulla scena e hanno motivato la loro decisione di inserire le testimonianze all’interno della rappresentazione, senza identificare direttamente le persone, puntando su un teatro di parola.
Questa scelta è stata compiuta riflettendo sulle parole pronunciate da Goti Bauer, che sostiene che ogni ricordo relativo alla deportazione è solo un microscopico tassello in quel mosaico infinito di sofferenze umane che è stata la Shoah. La loro idea è stata quella di presentare una storia attraverso la lettura di diversi racconti, servendosi del teatro di narrazione per mettere al centro e rendere pregnante ogni parola.
Lo spettacolo include letture tratte da Primo Levi, Liliana Millu, Elie Wiesel e testimonianze di deportati liguri, per concludersi con una celebre sequenza de “Il Grande Dittatore” di Charlie Chaplin.
A chiudere la serata vi è stato un momento di cabaret del repertorio ebraico, segno di come l’ironia possa diventare uno strumento di resistenza e memoria.
La rappresentazione è stata accompagnata da musica Yiddish/Klezmer eseguita dal vivo, alternando brani strumentali e cantati, che richiamano la sofferenza e la vita degli ebrei nei campi di concentramento, offrendo un ulteriore spunto di riflessione sulla tragedia della Shoah.
Dal 2007, “Tu passerai per il camino – Le tappe dell’ignominia” viene riproposto annualmente in diverse sedi, rivolgendo la sua forza educativa a studenti e docenti.
Lo spettacolo rende tangibile la realtà della Shoah attraverso le testimonianze dirette dei sopravvissuti, ed è proprio questa discriminante a donare potenza alla narrazione e, grazie all’ausilio delle immagini, a rivolgersi direttamente al cuore di ognuno di noi.
La rappresentazione ci ha fortemente colpiti anche a causa di alcune immagini per noi inedite e molto crude ed è stata un’occasione preziosa per coltivare la memoria, ricordandoci l’indicibile orrore della Shoah e sfidando chi ancora oggi minimizza o nega la tragedia. Ci ha indotti a riflettere non solo su quanto accaduto, ma sulle atrocità che l’uomo è in grado di compiere se non si impegna attivamente contro l’odio e l’indifferenza.
n’esperienza che ricorderò per sempre è il concerto a cui ho assistito ad Olbia, in Sardegna, durante le vacanze estive. L’evento musicale Red Valley si è svolto in una piazza mozzafiato, con un panorama spettacolare e un tramonto colorato. La serata ha visto sul palco artisti italiani come Geolier, Anna Pepe e Sfera Ebbasta, il cui concerto è stato un’esplosione di energia e emozioni. Il pubblico, coinvolto dalla musica, cantava e ballava senza sosta. Un momento indimenticabile è stato quando Sfera Ebbasta ha cantato il suo pezzo “Bottiglie privè”, creando una magia unica tra il pubblico. La musica ha unito tutti in un’esperienza che ha arricchito la mia anima, insegnandomi a vivere il momento. Quella serata rimarrà tra i ricordi più belli della mia estate in Sardegna.
Don Ciottiha incontrato gli studenti liceali presso il Liceo “M. L. King” di Genova per discutere di legalità. Il sacerdote ha voluto creare empatia con i ragazzi, ha infatti strutturato l’incontro partendo da una brevissima introduzione e poi lasciando subito spazio alle domande.
Don Ciotti ha raccontato di provenire da una famiglia povera, ma allo stesso tempo molto dignitosa. Si erano trasferiti dalle Dolomiti a Torino: lì vivevano in una “baracca in un cantiere” e molti li additavano come “straccioni”. La madre non poteva permettersi nemmeno la divisa scolastica per il bambino e si era molto scusata con la maestra. Quei pregiudizi riguardanti la famiglia di origine in un certo modo perseguitavano il piccolo Luigi. Dopo venti giorni di elementari infatti, la maestra, entrata nella classe di Ciotti, forse già provata per motivi personali, si era accanita immotivatamente con il piccolo Luigi e si era fatta scappare nei suoi confronti l’espressione “montanaro”. I compagni di classe iniziarono a gridare questa parola in coro e il bambino non resse, prese il calamaio e lo tirò alla maestra. Il ricordo di questo avvenimento ha voluto sottolineare il fatto che i genitori dei suoi compagni di classe non abbiano cercato di capire il motivo di quel gesto sicuramente sbagliato, ma abbiano soltanto messo in guardia i figli a non stare più con quel bambino. Da questo episodio possiamo quindi capire l’animo di Don Ciotti, già intollerante di fronte alle ingiustizie e diseguaglianze fin da piccolo. La madre gli diede una punizione molto severa e lui oggi è grato di ciò, perché gli ha fatto capire che alla violenza, sia verbale che fisica, non si deve per alcun motivo rispondere con altra violenza.
Un altro fatto che cambiò radicalmente la sua vita fu l’incontro che ebbe, all’età di diciassette anni, con una persona divenuta per lui molto speciale. Tutte le mattine, quando andava a scuola, vedeva un uomo che leggeva su una panchina. Cercò fin da subito di aiutarlo e di parlargli. Quella persona era senza fissa dimora e inizialmente era talmente indifferente alle parole del ragazzo, che a Ciotti venne il dubbio che fosse sordo. Quando finalmente si aprì un dialogo, si instaurò una specie di fugace amicizia. Raccontò che era un medico e che aveva subito una pesante “tempesta”: da quella panchina aveva avuto modo di osservare come molti giovani si stessero rovinando la vita con droghe e alcol ed esortò Ciotti a fare qualcosa. Le parole di conforto di Luigi riuscirono in qualche modo a incidere sull’animo di quell’uomo e in qualche modo a migliorare la sua vita. Ciotti dice che il giorno dopo quella confessione l’“amico” non era più seduto su quella panchina, perché se ne era andato via per sempre durante la notte.Don Ciotti sapeva che quell’incontro non poteva essere frutto del caso, ma avrebbe davvero dovuto dare una svolta alla sua vita. Era quindi, fin dalla giovane età, uno spirito molto forte e tenace, già predisposto ad aiutare gli altri. Ma si potrebbe dire che Don Ciotti sia riuscito ad allargare veramente i suoi orizzonti quando, durante un incontro riguardo la mafia e i soprusi, conobbe il giudice Falcone. I due si erano messi a parlare e si sarebbero dovuti vedere per un caffè. Quel caffè però non lo presero mai, perché il giudice Falcone fu ucciso. A quel punto Don Ciotti pensò che avrebbe dovuto fare qualcosa e decise di fondare l’associazioneLibera.
Questa associazione nasce dai sogni di un ragazzo, che si interroga sui grandi problemi del mondo. Da qualcosa di piccolo e apparentemente insignificante, come offrire un tè ad una persona su una panchina, nasce un vero e proprio ideale, che diventa un qualcosa di veramente grande. Libera infatti è un’associazione che opera in tutto il pianeta, dall’Italia al Sud America. Dagli incontri avuti, Don Ciotti si è quindi reso conto delle necessità della sua epoca. L’idea di Don Ciotti è ben precisa:
Non si può sempre aspettare i governi e le istituzioni per cambiare le cose, ma i singoli cittadini devono impegnarsi per la libertà comune.
Don Ciotti ripete molte volte che non è lui stesso a combattere, ma siamo tutti noi.
Nella sua lotta alla mafia ha messo molte volte a rischio la sua vita e anche oggi non ha paura di fare ciò, in quanto sa che è circondato da persone con i suoi stessi obiettivi, che porteranno avanti in ogni caso il lavoro da lui iniziato.
Verso la fine dell’incontro il sacerdote ha trattato il tema della solitudine. Don Ciotti ha augurato a noi giovani di fare esperienza della solitudine, che però non deve essere confusa con l’isolamento. La solitudine è, secondo lui, molto importante, perché permette di conoscere meglio se stessi e le varie sfaccettature del proprio carattere. Per solitudine ha inteso dire anche staccarsi dai cellulari, che spesso rendono la nostra vita frenetica e sempre meno improntata alla riflessione.
di Francesco Ferrando, Benedetta Lorenzon e Benedetta Pittaluga, 3D
(articolo tratto da un lavoro di Educazione civica realizzato da Serena Biscari, Francesco Ferrando, Margot Gristina, Benedetta Lorenzon, Sara Mercurio e Benedetta Pittaluga, 3D)
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È desiderio comune quello di vivere a lungo, ma è anche brama di tutti vivere l’anzianità in salute e felicità. Tale obiettivo si può realizzare solamente se si conduce uno stile di vita sano fin dalla tenera età. La longevità, infatti, non è determinata solamente da fattori genetici, ma, soprattutto, dalle scelte che compiamo quotidianamente a favore (o a sfavore) della nostra salute.
Quest’ultima, a differenza di quanto si possa pensare, non dipende esclusivamente dall’alimentazione e dall’attività fisica. Ci sono, infatti, altre componenti che influenzano il nostro benessere, non solo inteso dal punto di vista fisico, ma anche psicologico.
da Il Fatto Quotidiano
Il benessere di ogni persona è molto influenzato dall’ambiente in cui vive. È provato dalla psicologia ambientale che per l’essere umano sia di fondamentale importanza vivere in un contesto privo di eccessivi stimoli che portano ad accumulare una quantità di stress che può diventare insostenibile. Risulta dunque congeniale un ambiente naturale in cui tutti possono beneficiare di aria pulita, luce solare e silenzio. In tale ambiente l’uomo è anche maggiormente portato a condurre attività fisica e la maggiore esposizione a batteri e virus determina un perfezionamento del sistema immunitario. È più probabile, dunque, per un individuo che vive in zone rurali avere una vita più longeva rispetto a chi che vive in città.
Un altro fattore che influenza la salute, e dunque la longevità, sono le relazioni sociali. Come dimostra lo studio del McKinsey institute, la socialità concede un invecchiamento più soddisfacente. Rapportarsi con gli altri, infatti, previene il deterioramento del cervello: la solitudine può aumentare il rischio di contrarre l’Alzheimer.
Molteplici sono i benefici di una vita ricca di legami, tra i più rilevanti ricordiamo:
• Atteggiamento positivo: le relazioni con altre persone possono favorire un senso di appartenenza. Una rete sociale solida, infatti, aiuta a sentirsi connessi con gli altri.
• Miglioramento abilità cognitive: l’attività sociale mantiene attiva la mente attraverso conversazioni, giochi o altre attività sociali, esercitando la mente in modo efficace.
Tra i fattori che determinano la longevità correlati al mondo esterno, tuttavia, spesso ci si dimentica dell’importanza rivestita dal legame che si può instaurare tra un uomo e il suo animale domestico.
da La Stampa
I benefici di tale legame sono principalmente:
• La riduzione dello stress e dell’ansia
studi scientifici hanno dimostrato che passare del tempo con un animale domestico può abbassare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e aumentare la produzione di endorfine, noti come “gli ormoni della felicità”. Gli animali domestici possono, infatti, fungere da distrazione positiva dalle preoccupazioni e dallo stress della vita quotidiana.
• La lotta alla solitudine
La solitudine può avere un impatto significativo sulla salute mentale. Gli animali domestici, tuttavia, essendo sempre presenti e desiderosi di interagire con i loro proprietari, possono combatterla efficacemente.
• Il miglioramento dell’autostima
Gli animali domestici forniscono un amore incondizionato e questo può influenzare positivamente l’autostima. Sentirsi amati e apprezzati da un animale può aiutare le persone a sviluppare una maggiore fiducia in se stesse.
• Composizione di una routine
Molti animali domestici richiedono cure regolari, come il cibo, l’acqua e l’esercizio fisico. Ciò fornisce una struttura quotidiana e un senso di responsabilità che può contribuire a migliorare il benessere generale. Per molte persone, inoltre, prendersi cura di un animale domestico offre un senso di scopo.
• Aumento dell’esercizio fisico
Tutti gli animali domestici, ma in particolare i cani, richiedono attività fisica regolare, come passeggiate e giochi all’aperto. Questo incoraggia i proprietari a rimanere attivi, il che ha numerosi benefici per la salute mentale. L’esercizio fisico, infatti, rilascia endorfine che possono migliorare l’umore e ridurre lo stress. Fare attività fisica con loro, inoltre, aiuta l’apparato cardio-circolatorio, riduce colesterolo e glicemia ed aiuta ad evitare picchi di pressione alta.
• Riduzione della pressione sanguigna e frequenza cardiaca
Le interazioni positive con gli animali domestici possono portare a una riduzione della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca. Questo ha un effetto calmante sul sistema nervoso e può contribuire a prevenire problemi cardiaci correlati allo stress.
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Visti tali benefici, risulta scontato il motivo per cui lapet therapy (una pratica terapeutica che si basa sull’interazione tra gli animali domestici e le persone) riveste una fondamentale importanza per il benessere di molti individui in molteplici contesti: ospedali, case di cura, scuole, strutture di riabilitazione e anche la propria abitazione.
Particolarmente rilevanti in relazione alla longevità sono gli studi condotti riguardo ai benefici che un soggetto affetto da Alzheimer può trarre dalla relazione con un animale domestico. La presenza di animali, infatti, si riflette positivamente su alcuni dei loro parametri comportamentali e cognitivi: è molto facile instaurare un rapporto con un cane o un gatto poiché la comunicazione con l’animale si basa su gesti e azioni che non hanno a che fare con il linguaggio o la memoria, competenze spesso compromesse dalla malattia. Inoltre, la relazione positiva che si instaura durante la pet therapy riapre il flusso dei ricordi rievocando esperienze passate, vissute con animali o meno, ma comunque serene dal momento che riemergono in momenti piacevoli e colmi di gratificazione e amore. La pet therapy viene, dunque, considerata una co-terapia. Non è, infatti, una soluzione definitiva, ma sicuramente la relazione con l’animale può favorire stimolazione sensoriale, motoria, cognitiva ed agire sulla motivazione e il buon umore.
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Più in generale, da un recente studio pubblicato sul “Journal of American Geriatric Society” risulta addirittura che gli anziani possessori di animali da compagnia presentano un maggior benessere sotto il profilo psicologico e una maggior capacità di svolgere le attività della vita quotidiana, il tutto rispetto ai coetanei che non posseggono animali. Questo testimonia il fatto che gli animali domestici, oltre ad alleggerire la nostra giornata con la loro dolcezza, contribuiscono attivamente al miglioramento della nostra salute.
Il Liceo Classico Andrea D’Oria di Genova nacque nel 1623 con le Scuole Pie. Trasformato in Scuole Civiche durante la Rivoluzione Francese, divenne un’istituzione pubblica di prestigio…
Il 12 Febbraio, il Liceo D’Oria di Genova ha celebrato il Darwin Day, già ospitato l’anno precedente, per ricordare la nascita dello scienziato e biologo Charles Darwin, che formulò la teoria dell’evoluzione della specie. I partecipanti, studenti e non solo, hanno avuto l’opportunità di esplorare la teoria darwiniana attraverso gli interventi di Domenico Saguato, del centro di documentazione ‘’Logos’’, docente e divulgatore scientifico, e di Silvano Fuso, del gruppo CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), docente e ricercatore scientifico: nello specifico, i due relatori hanno affrontato i temi dell’irrazionalità dell’uomo e del concetto di violenza e guerra nell’evoluzione della specie umana. Presente, per il corpo insegnanti del Liceo D’Oria, la professoressa Martina Savio, che ha introdotto la conferenza.
I relatori.
Il primo a intervenire è stato Saguato, che ha iniziato parlando dell’evoluzione dell’essere umano, analizzando la sua diversità rispetto agli scimpanzé: con il 99% di patrimonio genetico condiviso, ciò che ci rende umani va oltre la similitudine genetica. Ha fatto inoltre riferimento alla storia dell’uomo preistorico, partendo dall’analisi dell’uomo di Neanderthal, estinto 40,000 anni fa. Diverse prove suggeriscono rapporti intimi tra Neanderthal e l’essere umano, confermate dal DNA condiviso, ma non del tutto identico. Una delle sostanziali differenze tra lo scimpanzé, da cui ci siamo evoluti, e l’essere umano è l’approccio alla violenza: la capacità di gestire gli istinti violenti è sicuramente uno dei principali fattori che ha permesso di delineare le differenze tra ominidi e animali. L’evoluzione ha permesso a noi esseri umani di essere l’unica specie al mondo in grado di contenerla grazie allo sviluppo della corteccia prefrontale. Il relatore ha poi parlato della diversità che ogni essere umano presenta rispetto ai suoi simili e di come, anche in base al paese in cui si vive, si può distinguere un maggiore sforzo nel cercare di rafforzare le sinapsi presenti nella corteccia. Un esempio lampante è la differenza di tasso annuo di omicidi in due paesi diversi, che hanno valori, culture e leggi diverse l’uno dall’altro. In Giappone la percentuale di omicidi è dello 0,2% all’anno, mentre negli Stati Uniti raggiunge addirittura il 17,3% all’anno.
Il dibattito sulla nostra evoluzione continua, ma la tesi predominante è che ci siamo auto-addomesticati; un passo fondamentale per la nostra complessa organizzazione sociale. Tuttavia Saguato ha rilevato come prima della rivoluzione neolitica (quindi prima della scoperta dell’agricoltura) non ci siano state guerre, citando la teoria di Karl Marx secondo la quale tutte le guerre nascono dalla proprietà privata dei mezzi di produzione. La violenza umana può essere scaturita da diversi fattori: essendo un meccanismo biologico, da sentimenti come rabbia o paura (si tratta del caso della violenzareattiva). La violenza però non nasce sempre come offensiva; in determinati casi può essere usata come meccanismo di difesa, come metodo di sopravvivenza in situazioni in cui agire violentemente è l’unico modo per continuare a vivere. Al contrario, la violenza perpetrata per conquista alla ricerca di ampliare o mantenere le proprietà è puramente offensiva e ha come scopo quello di ferire la vittima. A questo proposito, durante la conferenza Saguato ha fatto riferimento alle guerre nel mondo antico, parlando di come sia in Grecia che nell’impero Romano uno degli scopi principali delle guerre fosse la conquista degli schiavi (un aspetto sottolineato in particolare dall’eminente storico Luciano Canfora in una recente monografia). Possiamo quindi dire che la guerra è l’espressione più cinica e distruttiva della violenza. Tuttavia, quest’ultima non sempre viene utilizzata al fine di danneggiare il prossimo.
I ragazzi durante la conferenza.
Continua Silvano Fuso, che focalizza l’attenzione sul contrasto alle pseudoscienze e alle “fake news” scientifiche. Sottolinea che la diffusione rapida delle false notizie è facilitata dalle caratteristiche del nostro cervello, spesso orientato emotivamente nelle decisioni. Noi crediamo che le nostre decisioni siano sempre il risultato di un ragionamento, ma in realtà, spesso, le cose stanno diversamente: citando il neuroscienziato Antonio Damasio, Fuso evidenzia che le nostre scelte, quando non sono consapevolmente orientate al senso critico, sono compiute per la maggior parte su base emotiva. Ciò porta a prendere per vere anche informazioni assolutamente false, le quali ci portano a rifiutare le teorie la cui validità è dimostrata, cosa che successe anche con le teorie di Darwin.
Silvano Fuso collega queste peculiarità cognitive alla resistenza a teorie come quella darwiniana, insistendo sul fatto che la razionalità richiede un processo graduale e faticoso per adattarsi al mondo complesso in cui viviamo oggi; paradossalmente, tuttavia, ciò nasce anche da una caratteristica evolutiva: nel cervello umano permangono meccanismi volti ad assicurare la sopravvivenza della specie attraverso il ricorso a decisioni rapide e non mediate dal ragionamento, utili per sfuggire a pericoli immediati (si tratta delle cosiddette euristiche). Egli continua il suo discorso facendo l’esempio delle illusioni ottiche, secondo cui a noi appare un’immagine diversa da quella reale, ed illustrando diverse altre euristiche e bias cognitivi, per esempio l’attribuzione di un fine a oggetti inanimati e dare per buono il primo dato offerto. Noi esseri umani siamo maggiormente predisposti a recepire le fake news, in quanto l’emotività e l’irrazionalità costituiscono un substrato nella nostra mente.
Dalla riflessione sulla nostra interpretazione storica a un’analisi dettagliata delle tracce del nostro passato, passando per i dati genetici e uno sguardo agli altri primati, così come alle forme più antiche di espressione e percezione della coscienza, i due ricercatori hanno commemorato il compleanno di Charles Darwin.