False credenze e fake news. Un mondo inarrestabile?

https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=27853

Liceo classico D’Oria: con Massimo Polidoro riunione in streaming sulla scienza dell’incredibile

di Carola Caruso, 1E

Al giorno d’oggi, nonostante tutti i grandi progressi compiuti nel mondo del sapere e della conoscenza, sta emergendo, in modo impetuoso, il problema delle fake news.

Sono notizie false, che si diffondono velocemente e in grandi quantità attraverso i nuovi affermati canali di comunicazione: i social e, in generale, tutte le piattaforme digitali.

Sono articoli spesso corredati da immagini curiose e titoli appariscenti, che catturano abilmente la nostra attenzione e ci spingono a condividere immediatamente la notizia con altri, innescando una reazione a catena.

https://www.wittenberg.edu/news/05-28-20/what-fake-newsAd una prima lettura sembrano contenere informazioni vere ma il più delle volte presentano dati che, a livello scientifico, non sono per nulla credibili. Sempre più persone si affidano a queste notizie, credendo di aver trovato risposte alle proprie domande, chiarimenti ai propri dubbi,   spiegazioni valide alla osservazione dei fenomeni che accadono nella vita quotidiana.

Tutto ciò avviene anche perché, oggigiorno, si è sempre “di fretta”. La “fretta” è una delle caratteristiche principali della nostra società. Ogni faccenda e ogni impegno viene svolto velocemente, di corsa, quasi senza pensare. Controllare la veridicità dei fatti contenuti in un articolo (il cosiddetto “fact-checking”) sembra difficile, in quanto verificare le informazioni è un compito che richiede tempo. E di tempo ne abbiamo poco.

https://www.cypherlearning.com/blog/k-20/teach-your-students-how-to-spot-fake-news

Ma perchè vengono create le fake news? Alla loro base può esserci un motivo economico, politico, propagandistico oppure, semplicemente, perché si vuole ottenere dei click o delle visualizzazioni in più.

Chiunque può creare fake news ed in qualunque momento. Molto spesso, i periodi di maggiore difficoltà, di insicurezza e di debolezza generale sono quelli in cui vengono prodotte maggiormente. Basta pensare solamente a tutte le “bufale” che sono state diffuse durante il periodo della pandemia da Covid, come quelle riguardanti i possibili rimedi di guarigione a cui molte persone si sono affidate, sopraffatte dalla paura e dalla disperazione.

Cercare sicurezza e certezze a tutti i costi è un modo per placare la nostra ansia e per trovare protezione dagli eventi imprevedibili che possono capitare ad ognuno di noi. Questo è lo stesso motivo che ha alimentato da sempre le false credenze e le superstizioni. Non passare sotto una scala, non aprire un ombrello in luoghi chiusi, evitare che un gatto nero ci attraversi la strada, toccare ferro è un modo che abbiamo per sentirci più forti, invulnerabili e al sicuro dalle situazioni negative e spiacevoli. Come se, compiendo ogni volta gli stessi gesti, potessimo controllare e, in qualche modo prevedere, quello che ci accadrà in futuro.

https://gerardoneil.blogspot.com/2018/08/some-common-superstitions-intermediate.html

E’ da tutto ciò che nasce la scienza dell’incredibile ossia una scienza che, avvalendosi di concetti presi da varie discipline quali la biologia, le neuroscienze, la psicologia, la storia, la sociologia, l’antropologia, cerca di capire quali sono i possibili meccanismi che portano l’uomo a “credere’’. Se un tempo queste credenze aiutavano l’uomo a sopravvivere, ora alcune credenze e false convinzioni sono diventate pericolose e rischiano di diventare vere e proprie “fabbriche di illusioni’’.

Abbiamo trattato questo tema attraverso un webinar condotto da Massimo Polidoro, uno dei maggiori esperti in questo ambito e cofondatore del Cicap, ovvero il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze. Quest’ultimo, nato nel 1989 per volontà di Piero Angela, propone di indagare i cosiddetti fenomeni paranormali, insoliti, misteriosi e “inspiegabili”, cercando di diffondere la mentalità scientifica e lo spirito critico.

https://www.ufopedia.it/CICAP.html

E’ proprio grazie a Piero Angela e alla sua rubrica “Quark” che Massimo Polidoro si appassiona al mondo del paranormale e alle tecniche che usa l’illusionista canadese James Randi, il quale applica un metodo scientifico nell’interpretazione di fenomeni misteriosi e insoliti.  Così, scrive una lettera a entrambi e i due lo invitano a trascorrere una giornata con loro. Piero Angela decide di offrire una borsa di studio a Massimo per trasferirsi negli Stati Uniti dove verrà  istruito personalmente da James Randi sul come studiare e analizzare gli eventi paranormali.

Dopo averci raccontato la sua storia, in seguito, Massimo Polidoro ha fatto una riflessione su come la nostra attenzione sia limitata e su come per il nostro cervello sia impossibile ricordare molti dettagli. Siamo stati coinvolti in un esperimento: dovevamo contare i passaggi che facevano vari giocatori con una palla. Nell’intento di contare, solo in pochi si sono accorti che dietro di loro passava addirittura un gorilla: questo per farci capire che, quando siamo concentrati su qualcosa, spesso ci sfuggono dettagli importanti.

Una delle cose, inoltre, che più mi ha colpito durante il webinar è stata l’analisi del significato che diamo a certe situazioni, come ad esempio ciò che riusciamo a vedere nelle nuvole o la capacità che ci porta a riconoscere facce e volti nelle cose, mentre invece sono il semplice risultato del gioco di luci e ombre. Quindi molto spesso non vediamo le cose in modo oggettivo e razionale. Ci facciamo influenzare da “pensieri veloci”, istintivi, invece di riflettere e ragionare con calma per mezzo dei “pensieri lenti”.

Pertanto, sviluppare il pensiero critico, la razionalità e allargare le nostre conoscenze scientifiche sono il mezzo attraverso il quale possiamo comprendere meglio il mondo che ci circonda. In tal modo, possiamo non lasciarci influenzare e condizionare da false credenze e notizie non veritiere.

Di fronte a quello che non conosciamo, quindi, come dice Massimo Polidoro, è bene avere la mente aperta, ma non così tanto da permettere al nostro cervello di essere ingannato.

Storia del Liceo Classico Andrea d’Oria di Genova

Il Liceo Classico Andrea D’Oria di Genova nacque nel 1623 con le Scuole Pie. Trasformato in Scuole Civiche durante la Rivoluzione Francese, divenne un’istituzione pubblica di prestigio…

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La delegazione del D’Oria alla sessione nazionale del Parlamento Europeo Giovani

Mercoledì 12 aprile siamo partiti da Genova per arrivare a Trieste, la città che ci avrebbe ospitato per tutta la permanenza della sessione nazionale del Parlamento Europeo Giovani (EYP).

La delegazione del nostro liceo era formata da me, da Livia Parodi, Anna Pastorino, Beatrice Piatti, Rita Saguato e dal professore di Storia e Filosofia Santino Mele.

Una volta raggiunta la stazione di Trieste, con tutti i nostri bagagli ci siamo diretti alla famosissima Piazza Unità d’Italia dove, una volta presentati agli Organizzatori, siamo stati distribuiti nei nostri rispettivi “committees”.

I “committees” sono gruppi di lavoro costituiti da ragazzi provenienti da tutta Europa con i quali si condivide e sviluppa un lavoro proposto dagli organizzatori.

Insieme ai nostri nuovi compagni, con i quali è obbligatorio parlare inglese, per tutto il primo pomeriggio ci siamo focalizzati su quella fase del progetto chiamata “team-building”, cioè una serie di giochi di gruppo che hanno il preciso scopo di rafforzare i rapporti tra i vari compagni.

Arrivata la sera del primo giorno, sotto un diluvio pazzesco, siamo andati a mangiare tutti insieme da Rosso Pomodoro, monopolizzando letteralmente tutto il locale, monopolio che durerà per tutta l’esperienza.

Nel pomeriggio del secondo giorno il mio gruppo era già riuscito a delineare quelle linee guida che avremmo dovuto sviluppare per riuscire ad affrontare la “General Assembly” più che dignitosamente.

La “General Assembly” è il momento culmine dell’esperienza, è infatti un’assemblea nella quale si riuniscono le varie delegazioni per discutere dei problemi che hanno dovuto affrontare (problemi di natura economica, sociale, politica, ecologica etc.). E’ in quest’occasione che si aprono dei veri dibattiti con tanto di giuria e telecamere. Insomma, partecipare ad una G.A. (come la chiamano i ragazzi dell’EYP) vuol dire partecipare ad una vera e propria simulazione di un’assemblea al Parlamento Europeo.

Il venerdì, l’ultimo giorno per lo sviluppo dei nostri elaborati, l’ansia era palpabile. Tutti quanti riguardavano i punti che solo dopo poche ore avremmo dovuto riferire durante la GA.

Ricordo precisamente le camerate: erano colme di ragazzi in fibrillazione, che scherzavano e discutevano su quale parte avrebbero dovuto omettere e quale parte del discorso avrebbero dovuto obbligatoriamente riportare, correggendo bozze e ricontrollando continuamente la grammatica.

Al mattino seguente, al suono della sveglia siamo scattati tutti in piedi come dei soldatini; l’emozione e l’agitazione ci hanno fatto preparare in pochissimo tempo. Eravamo tutti bellissimi.

Nell’attesa di arrivare al palazzo che avrebbe ospitato la General Assembly, abbiamo trascorso proprio dei bei momenti, sentendoci adulti e importanti.

Il tempo è passato velocissimo tra scambi di opinioni, interventi e approfondimenti, e in un batter d’ali di farfalla è arrivato il momento in cui, dopo l’ultima presentazione, quella del mio “committee”, la giuria ha proclamato la fine della General Assembly e della 53esima Sessione Nazionale del Parlamento Europeo dei Giovani Italia.

Fatta un po’ di baldoria la sera e la notte assieme a tutti i compagni di viaggio, la delegazione del Liceo Andrea D’Oria, ha preso il treno della domenica, portandosi dietro valigie e borsoni colme di nuove conoscenze, ma soprattutto piene di emozioni e nuove amicizie.

Luca Legrottaglie