
La storia affonda le radici nel lontano 1540, quando l’ammiraglio Doria guidò audaci operazioni navali per contrastare le incursioni dei temuti corsari ottomani. Sotto il suo comando, suo nipote Giannettino riuscì finalmente a catturare Dragut, un luogotenente del famigerato Khayr al-Din Barbarossa, noto come il terribile “Barbarossa” e comandante della flotta ottomana. Dragut venne consegnato ad Andrea Doria, che, consapevole della pericolosità del prigioniero ma anche del prestigio della sua cattura, lo fece legare ai remi della sua nave per ben quattro lunghi anni. Dopo 48 mesi di prigionia estenuante, Dragut venne considerato inoffensivo e successivamente venduto come schiavo. Tuttavia, Barbarossa non dimenticò il suo fidato luogotenente e, secondo alcune fonti, pagò un cospicuo riscatto per riportarlo tra le sue fila. Questo episodio svela quanto Dragut fosse stimato e rispettato.
In base a queste storie avvincenti, si sostiene che Andrea Doria nutrisse un certo rispetto, e forse persino affetto, per questo valoroso e inarrendevole nemico, che aveva resistito con fierezza anche dopo quattro anni di prigionia. Un uomo così coraggioso, se non avesse militato nell’opposto schieramento, avrebbe potuto benissimo essere al fianco di Doria. In suo onore, quindi, l’ammiraglio decise di dare il nome di Dragut al suo fedele gatto, un tributo insolito a un avversario di spicco.