Le leggi razziali del ’38 nella scuola. Documenti dell’Archivio storico del Liceo Andrea D’Oria.

 

Le ragazze di 3C che hanno partecipato al progetto coordinato dal prof. Mele

Siamo un gruppo di sette studentesse della classe 3C, che ha aderito al progetto, proposto dal prof. Santino Mele (su suggerimento della dott. Giuseppina Ruscillo del personale amministrativo), relativo a una prima messa in ordine e valorizzazione dell’Archivio storico (d’ora in avanti: AS) del nostro Liceo. 

La finalità del progetto, per questo anno scolastico, è la produzione di un articolo o breve saggio, con ampio corredo fotografico e documentale, relativo a un tema specifico: le leggi razziali del 1938 nella nostra scuola. 

Abbiamo focalizzato l’attenzione sui documenti relativi a un periodo nevralgico della storia italiana, così come viene riflessa nella documentazione presente in AS: gli anni 1938-1940, ovvero agli anni in cui è entrata in vigore la legislazione razziale fascista e l’Italia è entrata nella seconda guerra mondiale.

Grazie a questo progetto abbiamo avuto l’occasione di visitare l’AS del nostro liceo per la prima volta; entrarvi ha suscitato in noi una grande curiosità di scoprire i contenuti di questi grandi e polverosi volumi. L’AS del liceo è uno spazio di 4×6 metri, all’interno del quale sono conservati enormi volumi rilegati di verbali e libri amministrativi (nonché registri e plichi del materiale degli esami di Stato degli ultimi vent’anni). 

In particolare, ci ha stupito la presenza di volumi ottocenteschi, il più vecchio dei quali addirittura risalente al 1830-1831 (Figura 1), quando ancora la sede dell’istituto (fondato nel 1824) si trovava in stradone Sant’Agostino, nella zona di Sarzano sede ora della Facoltà di Architettura (prima di trasferirsi, nel 1937, nella sede attuale).

Figura 1: registro del 1830-’31

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La preparazione storica

Anzitutto, però, seguendo le indicazioni del professor Mele, ci siamo documentate relativamente al problema. Qui di seguito i dati più significativi, a partire da una testimonianza, che abbiamo trovato assai pertinente: 

la carriera scolastica dei miei figli, al pari della mia di docente, fu bruscamente interrotta dalla legislazione fascista intesa ad escludere gli ebrei dal corpo della nazione italiana, riducendoli ad una casta di paria […] I ragazzi furono esclusi dalle scuole pubbliche, che avevano fino allora frequentate. Ricordo ancora il giorno in cui, dopo aver letto nel giornale, appena arrivato, la notizia di questa esclusione, Laura risaliva dal paese di Ponte di Legno verso la nostra casa, piangendo. Io ero, per caso, alla finestra e non dimenticherò mai la stretta al cuore che mi ha cagionato quella vista.

(testimonianza di Giorgio Mortara, in Annalisa Capristo, “Il decreto legge del 5 settembre 1938”, in La Rassegna Mensile di Israel, maggio-agosto 2007, Vol. 73, No. 2, Numero speciale in occasione del 70° anniversario dell’emanazione della legislazione antiebraica fascista, p.134)

Figura 2: Mussolini in piazza della Vittoria il 14 maggio 1938. Sullo sfondo il Liceo D’Oria.

 

Dopo la guerra d’Etiopia, la formazione di una «coscienza razziale» italiana si concretizzò, fra aprile 1937 e novembre 1938, nella legislazione razziale. Questi i passi principali:

  • 14 luglio 1938: «Manifesto della razza», pubblicato in forma anonima da un gruppo di dieci «scienziati» sul Giornale d’Italia con il titolo “Il Fascismo e i problemi della razza; il manifesto venne ripreso il 5 agosto 1938 con il titolo «Manifesto degli scienziati razzisti», nel «famigerato quindicinale» (R. De Felice) La difesa della razza (Figura 3), diretto da Telesio Interlandi (1894-1965), n.1, e qui firmato da dieci scienziati.

 

«Manifesto degli scienziati razzisti», in La difesa della razza, n.1

«La razza italiana ha nobiltà di volto, solidità e armonia di struttura corporea, potere di adattamento, visione chiara e immediata della realtà, spiccato senso etico»

«Le razze umane esistono»

«La razza è concetto puramente biologico»

«La popolazione dell’Italia attuale è di origine ariana» e «le migrazioni di popoli non hanno modificato la sua fisionomia attuale, che è quella millenaria»

«È tempo che gli italiani si proclamino apertamente razzisti»

«Gli ebrei non appartengono alla razza italiana»

«I caratteri puramente europei degli italiani non devono essere alterati» 

Figura 3: copertina de La difesa della razza, diretta da Telesio Interlandi

  • 18 agosto 1938: circolari Bottai (Ministro dell’Educazione nazionale), che vietano l’iscrizione nelle scuole medie degli studenti ebrei e il conferimento di incarichi di insegnamento a docenti ebrei. 

Già la circolare del 9 agosto prescriveva il censimento del personale dipendente del Ministero dell’Educazione nazionale, mentre il 12 agosto Bottai aveva anticipato ai presidi che sarebbero stati banditi dalla scuola i libri di testo di autori ebrei (divieto esteso, nel RDL 1779/38, art.4, anche ai libri in collaborazione con autori «ariani»).

Gli studenti allontanati «per ragioni di politica generale» (vedi i documenti dell’AS, qui sotto in figura 5) avevano la sola opzione delle scuole private (ebraiche o cattoliche), sotto il controllo dell’ENIM (Ente nazionale insegnamento medio e superiore).

  • 5 settembre 1938, Regio decreto legge n. 1390, «Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola italiana»: è il primo atto ufficiale di esclusione degli ebrei italiani dalla comunità nazionale.

Ai docenti e agli studenti classificati «di razza ebraica» viene interdetto l’accesso a scuole e università. «Sospesi» dal servizio (ma dal novembre «dispensati», cioè esclusi definitivamente) tutti gli insegnanti ebrei.

È rilevante che, in assenza di criteri generali di classificazione dell’ebraicità (definiti a novembre), il RDL 1390 prescindeva da motivi confessionali, per attenersi solo a motivi biologici: l’art.6 stabiliva che era ebreo chi fosse nato da genitori ebrei, anche se fosse stato battezzato e professasse la religione cattolica. 

Bene sottolinea Annalisa Capristo: «Ad onta delle dichiarazioni propagandistiche circa la natura “spirituale” del razzismo fascista, ciò che contava era il dato “razziale”, il sangue» (“Il decreto legge del 5 settembre 1938” cit., p. 150).

  • 7 settembre 1938, Regio decreto legge sugli ebrei stranieri: espulsione entro sei mesi e revoca della cittadinanza a chi l’avesse ottenuta dopo il 1919.
  • 30 settembre 1938, Regio decreto che introduce le nuove cattedre universitarie di “razzismo”.
  • 6 ottobre 1938: il Gran Consiglio promulga le «leggi razziali» (“Dichiarazione sulla razza”), che confermano l’esclusione degli ebrei dall’insegnamento pubblico (sia docenti sia studenti).
  • 17 novembre 1938, RDL n. 1728, Provvedimenti per la difesa della razza italiana: divieto per tutte le amministrazioni e gli enti pubblici di avere dipendenti ebrei.
  • 11 giugno 1939: Bottai invia un telegramma ai rettori disponendo
    «che nella sessione di esami sia osservata netta separazione studenti razza ariana da studenti razza ebraica et sia data precedenza gruppo studenti ariani negli esami orali», una disposizione che mirava ad accentuare la condizione di mortificante isolamento in cui si trovavano gli studenti ebrei.
  • 12 giugno: lo stesso telegramma venne inviato ai Provveditori, affinché
    lo diramassero alle scuole, presso cui gli studenti ebrei potevano presentarsi come privatisti per sostenere gli esami e conseguire i titoli di studio.
  • 6 novembre 1939: stabilita l’obbligatoria stampigliatura «di razza ebraica» su tutti i certificati rilasciati dalle scuole agli studenti ebrei. 

Figura 4: copertina del Giornale di Genova – Caffaro

L’espulsione e l’esclusione futura degli ebrei dalla scuola doveva avere come risultato l’«arianizzazione totalitaria» (Bottai) del mondo della scuola e dell’università, nel quadro della creazione di una nuova coscienza razziale-nazionale (che necessitava di «inoculare l’antisemitismo nel sangue degli italiani»: Mussolini), propria dello homo novus fascista. 

Gli insegnanti espulsi dalla scuola media, compresi i presidi, furono 279, di cui 173 dalle superiori. Gli studenti espulsi furono circa 9000: 2500 circa nelle elementari, 4000 nelle medie inferiori e superiori, 2000 circa nell’Università (a questi numeri vanno aggiunti i ragazzi stranieri).

Alla fine del 1938, l’Italia era uno Stato ufficialmente razzista e antisemita, senza che questa trasformazione, promossa dal fascismo e controfirmata dalla Corona, incontrasse alcuna reazione significativa.

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Il lavoro fatto in Archivio

Sulla base di questa documentazione preparatoria, abbiamo poi condotto il lavoro d’archivio.

In AS sono presenti documenti scolastici di tipo differente: registri di protocollo; verbali di scrutini; verbali relativi a collegi (o “adunate”) dei docenti; verbali relativi alle tasse pagate; materiale vario. Quelli che si sono rivelati più interessanti, sono i volumi che riportano le iscrizioni, ma anche i trasferimenti degli alunni. 

Ai fini del nostro discorso, la dicitura burocratica decisiva si è rivelata la seguente: “concesso nulla osta per motivi di politica generale”. Si tratta di una formula eufemistica, per intendere l’espulsione dalla scuola per motivi razziali.

Figura 5: “concesso nulla osta per motivi di politica generale”

Spunti per la continuazione del progetto:

Nella prima parte di questa relazione abbiamo esposto gli esiti della nostra ricerca che tuttavia ha preso in esame solo una parte dei documenti presenti nell’A.S. del nostro Liceo. Sulla base di quanto abbiamo trovato, pensiamo che l’anno prossimo l’indagine potrebbe essere ulteriormente sviluppata, cercando di trovare risposte alle seguenti domande, intese come ipotesi di ricerca:

  • noi ci siamo occupate esclusivamente degli studenti e non abbiamo fatto indagini sul corpo docente. C’è stato un censimento dei dipendenti nell’agosto 1938: risulta che ci fossero nel nostro Liceo docenti ebrei? Nel caso, quali misure sono state adottate nei loro confronti?
  • Tra gli eventuali docenti ebrei, risulta che qualcuno abbia chiesto di essere «discriminato», vale a dire esentato per speciali meriti dai provvedimenti antiebraici?
  • Qual è stato l’atteggiamento ufficiale dei presidi nei confronti di eventuali docenti ebrei? Hanno incoraggiato o attenuato l’applicazione delle leggi razziali?
  • Tornando agli studenti, ci sono documenti come pagelle, diplomi, ecc. in cui risulti ufficialmente l’identificazione di persone di «razza ebraica»?

A queste domande cercheremo di dare risposta l’anno prossimo, continuando questo progetto.

Francesca Barbé, Anna Chiara Cacciamani, Cecilia Farinelli, Gaia Massa, Lavinia Pasteur, Martina Tenderini, Biancamaria Tinella.

Oggi, nella lotta alla mafia, a fare la differenza è l’indifferenza

di Francesca Custo, Rebecca Fineschi, Alice Villa, 2d

Non si uccide solo con le armi, il potere criminale non ha più bisogno di sparare o di
usare le forme arcaiche, i mafiosi sono parassiti che agiscono da dentro
”.

Queste le parole di Don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera, ospite al Salone del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale di Genova nell’ultima giornata del BookPride, in occasione della presentazione del libro intitolato “Punto e a capo. Storia ed evoluzione di mafia e antimafia in Liguria” a cura di Marco Antonelli, Stefano Busi e con la prefazione di Luigi Ciotti.

Lo scopo di questa pubblicazione è quello di raccontare la storia della mafia ligure sotto diversi punti di vista, affinché i cittadini si sentano sollecitati a testimoniare, non rimanendo indifferenti alla storia di presenze mafiose della ‘ndrangheta nella sanità, nell’ambiente, nei porti, e nella politica della nostra regione. Una vicenda lontana nel tempo, come una riunione per il contrabbando di bergamotto a Ventimiglia, segnala un ‘ndrangheta non infiltrata ma già radicata nel nostro territorio fin dal 1954.

Molti sono gli uomini citati da Don Ciotti che hanno lottato contro questo male in Sicilia e non solo:

Pio La Torre, ucciso il 30 aprile 1982, quattro mesi prima dell’introduzione della legge da lui promossa, detta poi “Rognoni-La Torre”, che introdusse nel codice penale l’articolo che prevedeva per la prima volta il reato di “associazione di tipo mafioso” e la confisca dei patrimoni di provenienza illecita.

Carlo Alberto dalla Chiesa nominato prefetto a Palermo per contrastare Cosa Nostra e dopo solo quattro mesi dal suo insediamento ucciso a Palermo il 3 settembre del 1982 insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro.

Il generale Carlo Alberto dalla Chiesa

 

Il magistrato Bruno Caccia

Bruno Caccia, Procuratore della Repubblica a Torino, vittima di un agguato criminale il 23 giugno 1983, a causa delle sue indagini sui traffici della ‘ndrangheta in Piemonte.

Don Ciotti ricorda che Libera è una rete di associazioni che dal 1995 si sono unite non solo contro le mafie, la corruzione e le dipendenze ma soprattutto per la giustizia sociale, la ricerca di verità e per una politica trasparente perché come aveva detto Don Luigi Sturzo il crimine da organizzato è diventato NORMALIZZATO:

«La mafia stringe nei suoi tentacoli giustizia, polizia, amministrazione, politica; la mafia oggi serve per domani essere servita, protegge per essere protetta, ha i piedi in Sicilia ma afferra anche a Roma, penetra nei gabinetti ministeriali, nei corridoi di Montecitorio, viola segreti, sottrae documenti, costringe uomini creduti fior d’onestà ad atti disonoranti e violenti. Il dubbio, la diffidenza e la tristezza invadono l’animo dei buoni e si finisce per disperare. È la rivelazione spaventevole dell’inquinamento morale dell’Italia, sono le piaghe cancrenose della nostra Patria, l’immoralità trionfante nel governo».

Queste parole sono tratte dal testo teatrale, “La mafia”, che Don Luigi Sturzo, fece rappresentare nel febbraio del 1900 al Teatro Silvio Pellico, di Caltagirone, sua città natale e che per la prima volta in assoluto osavano raccontare il fenomeno mafioso.

Don Ciotti conclude poi con un’ultima osservazione.  Specifica che non basta tagliare l’erba in superficie, perché l’ultima mafia è sempre la penultima, perciò si deve estirpare il marcio dalla radice altrimenti si rigenererà e per farlo bisogna salvaguardare le Istituzioni che sono sacre e potenziare l’educazione fondandola sui tre pilastri del vivere civile: Impegno, Memoria, Cultura.

Finché non ci saranno abbastanza conoscenze sull’argomento, la mafia continuerà ad esistere ma ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte.