Il romanzo “L’orizzonte della notte” di Carofiglio esplora la natura fallibile della giustizia attraverso un caso di omicidio, evidenziando la complessità della verità giudiziaria e l’importanza del pensiero critico.
Continue readingIl catalogo dell’edizione nazionale dei Rerum Italicarum Scriptores
a cura degli alunni di 3C
Nel corso di questo anno scolastico insieme con il professor Mele, che ci insegna storia e filosofia, abbiamo scoperto un patrimonio librario assai significativo, presente nella nostra biblioteca, che si scorge dalle vetrine del corridoio del primo piano: e pensare che tutti i giorni ci passavamo davanti, senza farci caso…
Si tratta dell’edizione nazionale dei Rerum Italicarum Scriptores, raccolti nel XVIII secolo da un importante illuminista italiano, Ludovico Antonio Muratori, e poi riordinati nel primo Novecento da Giosuè Carducci per l’editore Zanichelli di Bologna. La raccolta si compone di ben 74 volumi rilegati in folio, articolati in 34 tomi (quindi con più volumi facenti riferimento al medesimo tomo).
Il professore ci ha spiegato che è un’opera fondamentale per quanto riguarda le fonti della storia italiana; proprio per questo motivo, abbiamo deciso di mettere il catalogo a disposizione di docenti e studenti del nostro liceo, ed eventualmente di studiosi della materia, che in questo modo potranno attingere più facilmente al patrimonio della nostra biblioteca scolastica.
È previsto, infatti, un link attraverso il quale sarà possibile accedere alla catalogazione da noi realizzata. Abbiamo dato il via alla vera e propria catalogazione dei volumi partendo dalla enumerazione dei tomi e delle parti che li costituiscono; abbiamo scoperto così un fitto intreccio tra cronache locali e nazionali, che non avremmo avuto occasione di trovare nei nostri libri di testo.
È stato interessante cogliere alla fonte informazioni circa, per esempio il celebre Tumulto dei Ciompi, attraverso le Cronache di Firenze e quelle di Dino Compagni.
Nelle sedute in cui abbiamo lavorato alla catalogazione dei diversi tomi (il lavoro complessivamente è durato qualche mese) abbiamo riscontrato alcune difficoltà. In un primo momento, un lavoro di questo tipo, la catalogazione di volumi, è sembrato a molti di noi semplice, se non banale; in realtà si è trattato di un compito tutt’altro che semplice e banale. La prima difficoltà è stata addirittura comprendere ciò che il testo volesse comunicarci, considerando il fatto che i volumi appartengono a un’epoca molto distante da quella in cui viviamo (per esempio, la cronaca relativa a Matilde di Canossa, tomo V, II, che risale al secolo XII).
Infatti, in quanto questi tomi furono scritti quasi tutti in contemporanea con i fatti narrati, sono totalmente diversi dai libri di storia che adoperiamo a scuola: questi tomi sono gli “ingredienti”, la materia prima, per così dire, e i nostri manuali sono il “prodotto finale”. La seconda difficoltà è stata di carattere linguistico: la lingua utilizzata è il latino medievale, che presenta alcune differenze rispetto a quello che studiamo a scuola; inoltre, ci siamo spesso trovati davanti a titoli complessi da tradurre. Nonostante ciò, anche grazie all’aiuto del nostro professore, siamo riusciti a dare una traduzione (speriamo) soddisfacente…
Un’ultima problematica è stata l’organizzazione dei tempi; abbiamo dovuto conciliare, infatti, il programma di storia e quello di filosofia con questo lavoro. Tutto sommato, il lavoro di catalogazione dei tomi è stata un’esperienza coinvolgente e formativa che ci ha permesso di toccare con mano ciò che normalmente studiamo solo sui libri. Un’attività diversa dal solito, che ci ha fatto lavorare insieme in modo attivo.
Ecco la catalogazione completa:
Rerum Italicarum scriptores : raccolta degli storici italiani dal Cinquecento al Millecinquecento
Tomo | Parte | Titolo
originale e in traduzione |
Sommario del contenuto | pp. | |
I | I | Historiae Miscellae
Raccolte di storia |
Sintesi medievale della storia di Roma dalla fondazione all’epoca carolingia. | 208 | |
I | II | Anonimi Mediolanensis: Libellus de situ civitatis Mediolani, de adventu Barnabe Apostoli et de vitis priorum pontificum Mediolanensium
Piccolo libro sulla posizione di Milano, sull’avvento di San Barnaba e sulla vita dei primi pontefici di Milano |
Elogio medievale di Milano con particolare attenzione all’importanza religiosa della città. | ? | |
II | I | Veronae Rythmica Descriptio
Descrizione del poemetto di Verona |
Poemetto in lode di Verona secondo il testo di Mabillon | XLIII+18 | |
II | III | Codex Pontificalis Ecclesiae Ravennatis
Codice pontificale della Chiesa di Ravenna |
Storia di Ravenna nel primo Medioevo | VIII + 256 | |
III | I | Platynae Historici Liber De Vita Christi ac omnium Pontificum
Libro sulla vita di Cristo e di tutti i Pontefici, scritta dal Platina, storico |
Narrazione dettagliata e documentata della vita di Gesù e di tutti i pontefici, scritta da Bartolomeo Sacchi, detto “il Platina”. | 1109 | |
III | II
(1) |
Diarium Romanum Urbis
Il Diario Romano |
Documento che racconta le esperienze e osservazioni di Gaspare Pontani durante il suo soggiorno a Roma | LXVIII + 132 | |
III | II
(2) |
Vita Pii II Pontificis Maximi
La Vita di Pio II |
Biografia di Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II | 183 | |
III | XVI | Le Vite di Paolo II di Gaspare da Verona e Michele Canensi
Le Vite di Paolo II di Gaspare da Verona e Michele Canensi |
Le vite di Paolo II di Gaspare da Verona e Michele Canensi | 279 | |
IV | II | Mediolanensis Historiae
Storie di Milano |
Storie di Milano (I) | 128 | |
IV | II
(2) |
Landulphi Senioris – Mediolanensis Historiae
Storie dei milanesi |
Storie di Milano (II) e dei milanesi | XIX + 145 | |
V | II | Vita Mathildis Celeberrimae Principis Italiae
Vita della celeberrima Matilde Principessa d’Italia |
Elogio dei Signori di Canossa, con particolare attenzione alla vita di Matilde di Canossa | LXIV + 217 | |
VI | II | Annales Pisani
Gli Annali di Pisa |
Atti trionfali compiuti dai Pisani: la presa di Gerusalemme, di Maiorca e di altre città, il trionfo sul popolo di Janu. | (pref.) XX + 223 | |
VI | III | Liber De Obsidione Ancone
Libro sull’assedio di Ancona |
Libro sull’assedio di Ancona | LIX + 108 | |
VI | V | Vitae quattuor Priorum Abbatum Cavensium Alferii, Leonis, Petri et Constabilis (probabilmente seguito della parte terza)
Le vite di quattro Abati di Cava […] scritte da Ugone abate venusino |
Storia delle origini della Badia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni, scritta dall’abate Ugone di Venosa (PZ). | 60 | |
VII | I | Romualdi Salernitani Chronicon
Cronaca di Romualdo Salernitano |
Cronaca di Romualdo Salernitano. | 441 + XLII | |
VII | II | Ryccardi de Sancto Germano notarii Chronica
La cronaca di Riccardo di San Germano |
Cronaca di Riccardo di San Germano, notaro. | 312 | |
VIII | I | Rolandini Patavini Cronica in Factis et circa Facta Marchie Trivixane
Rolandino da Padova: Cronaca dei fatti e degli eventi accaduti nella Marca Trevigiana |
Serie epistolare di Padova e di Antino | XX + 376 | |
VIII | II | Cronaca di Antonio Godi Vicentino
Cronaca di Antonio Godi Vicentino |
Cronaca riguardo alle vicende politiche e militari di Vicenza, con particolare attenzione alle lotte cittadine e ai rapporti con l’Impero | 50 | |
VIII | III | Chronicon Marchiae Tarvisinae et Lombardiae
Cronaca della Marca di Treviso e della Lombardia |
Testo storico che narra le vicende della regione della Marca Tarvisina e della Lombardia | 95 | |
IX | I | Liber de Gestis in Civitate Mediolani
Libro sulle cose accadute nella città di Milano |
Poema in versi che narra le vicende milanesi dal 1259 al 1277 | 95 + indice | |
IX | II | La Cronica di Dino Compagni
La Cronaca scritta da Dino Compagni |
Cronaca sulle tensioni politiche e sociali nella Firenze del primo Trecento, con particolare attenzione ai conflitti tra Guelfi e Ghibellini | 455 | |
IX | III | Synodus Provinciali Pergami Habita A Castono Sive Cassono
Sinodo provinciale di Pergamo tenuto da Castono a Cassono |
Resoconto di un sinodo provinciale tenutosi a Pergamo, con analisi delle decisioni ecclesiastiche e delle dinamiche sociali del periodo | 43 | |
IX | IX | Chronicon Parmense – ab anno MXXXVIII usque ad annum MCCCXXXVIII
Cronaca di Parma – dall’anno 1308 all’anno 1338 |
Cronaca degli eventi politici e civili di Parma dal 1038 al 1338, con particolare attenzione alle lotte comunali e alle vicende locali. | XXIII + 522 | |
XI | II | De Proeliis Tusciae
Riguardo alle Battaglie della Toscana |
Testo che tratta delle battaglie e delle guerre nella regione della Tuscia,area storica dell’Italia centrale | 192 | |
XII | I | Andreae Danduli Chronica
Cronaca di Andrea Dandolo |
Cronaca degli eventi più importanti che hanno segnato il periodo in cui Andrea Dandulo fu duca di Venezia | 405 | |
XII | I
(2) |
Chronicon Venetum
Cronaca Veneta |
Cronaca riguardante la città di Venezia, con particolare attenzione alle vicende locali | 681 | |
XII | I
(3) |
Chronica per Exstensum Descripta
Cronaca descritta per esteso |
Visione complessa delle dinamiche politiche, sociali e militari che caratterizzano l’Italia medievale. | 405 | |
XII | II | Chronica dei Raphayni di Caresinis Cancellarii Venetiarum AA. 1343-1388
Cronaca di Rafaino Caresini, cancelliere di Venezia, anni dal 1343 al 1388 |
Cronaca degli eventi significativi della storia veneziana, tra cui la guerra di Chioggia, con particolare ostilità verso i Carrara | ||
XIII | II | Matthei Palmeri – Vita Nicolai Acciaioli
Matteo Palmieri -Vita di Niccolò Acciaioli |
Contiene: lettera di Niccolò Acciaioli ad Angelo Soderini; testamento olografo di Niccolò Acciaioli; testamento nuncupativo di Niccolò Acciaioli. | 129 + XX | |
XV | I | Liber Inferni Aretii
Libro dell’inferno di Arezzo |
Cronaca in terza rima sulla città di Arezzo e sul suo decadimento | XXIX (intr.) + 81 | |
XV | II | Cronaca Malatestiana 1295-1385
Cronaca Malatestiana 1295-1385 |
Cronaca sulla potente famiglia riminese dei Malatesta | 192 | |
XV | III | Chronicon Estense 328-1354
Cronaca Estense 328-1354 |
Testo storico riguardo le vicende della famiglia Estense | 192 | |
XV | V | Ephemerides Urbevetanae
Effemeridi Orvietane |
Regesto degli atti originali per le giurisdizioni del Comune | XII + 531 | |
XV | VI | Cronache Senesi 1202-1351
Cronache Senesi 1202-1351 |
Cronache sui fatti di Siena | XXXVI + 564 | |
XVI | I | Chronicon Universale Sozomeni Pistoriensis Presbyteri
La cronaca universale di Sozomeno prete di Pistoia |
Cronaca sulla vita di messer Zembino pistoiese, dotto e sacerdote di Pistoia | 72 + LIII | |
XVI | II | Chronicon BergomenseLa Cronaca Bergamasca | La Cronaca Bergamasca dall’anno 1378 all’anno 1407 | CLVII + 208 | |
XVI | III | Marcha di Marco Battagli da Rimini
Marca di Marco Battagli da Rimini |
La storia reale dei più nobili eroi di illustre origine, i Malatesta | LXXXII + 194 | |
XVI | IV | Liber Gestorum in Lombardia
Libro delle gesta in Lombardia |
Cronaca trecentesca che narra le vicende politiche e militari della Lombardia, con particolare attenzione alla dinastia Visconti | 307 + XXXVIII | |
XVII | I | Cronaca Carrarese – Galeazzo Bartolomeo e Andrea Gatari
Cronaca Carrarese – Galeazzo Bartolomeo e Andrea Gatari |
Cronaca Carrarese dell’anno 1318-1407 | 584 + indice e glossario (circa 410 pagine) | |
XVII | I
(2) |
Cronaca Carrarese 1372-1373
Cronaca Carrarese 1372-1373 |
Cronaca Carrarese dell’anno 1372-1373 | XLV + 282 | |
XVII | I
(3) |
Gesta Magnifica Domus Carrarinsis
Le magnifiche imprese della famiglia dei Da Carrara |
Cronaca quattrocentesca che celebra le imprese politiche e militari della famiglia Da Carrara, signori di Padova | 266 | |
XVII | III | Chronicon Parvum Ripaltae
Cronachetta di Rivalta |
La piccola cronaca di Rivalta: le guerre civili tra Amedeo VI e Giacomo di Acaia | 93 | |
XVIII | I | Corpus Chronicorum Bononiensum
Raccolta delle Cronache di Bologna |
Approfondimento sulla storia di Bologna dalle prime origini della città | 204 | |
XVIII | II | Matthaei De Griffonibus de Rebus Bononiensium
Matteo dei Griffoni sulle vicende dei Bolognesi |
Cronaca annalistica che narra le vicende storiche di Bologna dall’VIII secolo al 1472 | LXVII + 254 | |
XVIII | III | Il Tumulto dei Ciompi | Approfondimento sul Tumulto dei Ciompi | 239 + XV | |
XIX | II | De Captivitate Pisarum Liber
Libro sulla presa di Pisa |
Gli eventi che caratterizzarono la presa di Pisa nel 1406 | XXXI + 57 | |
XIX | III | Historiarum Florentini Populi e Rerum suo tempore gestarum commentarius
Commentario sulle storie del popolo fiorentino e sugli eventi accaduti ai suoi tempi |
Narrazione storica che traccia le vicende di Firenze dalle sue origini al XIV/XV secolo | 467 | |
XIX | VI | Vita Caroli Zeni
Vita di Carlo Zeno |
Biografia di Carlo Zeno che celebra le gesta del condottiero veneziano durante la guerra di Chioggia | 167 | |
XX | I | Petri Candidi Decembrii – Opuscula historica
Pier Candido Decembrio – Raccolte storiche |
Opere storiche di Pier Candido Decembrio | 1025 | |
XX | II | Ex Annalius Libris – Marchionum Estensium
Dai libri degli annali – dei Marchesi d’Este |
Documentazione di eventi significativi della politica degli Estensi dal XIV al XV secolo | 106 | |
XXI | IV | Cronaca di Ser Guerriero – da Gubbio (1350-1472)
Cronaca di Ser Guerriero – da Gubbio (1350-1472) |
Cronaca di Ser Guerriero – da Gubbio (1350-1472) | 213 | |
XXII | I | Tristano Caracciolo – Opuscoli Storici
Tristano Caracciolo – Opuscoli Storici |
Tristano Caracciolo – Opuscoli Storici. | XXXVI (pref.) + 176 | |
XXIII | I | Antonii Galli Commentarii – De Rebus Genuensium et De Navigatione Columbi
I Commentari di Antonio Gallo – Sulle vicende dei Genovesi e sulla navigazione di Colombo |
I Genovesi e la navigazione di Colombo. | 133 | |
XXIII | III | Il Diario Romano – di Jacopo Gherardi | Cronaca dettagliata degli eventi quotidiani a Roma tra il 1479 e il 1484. | 432 + XCVII (pref.) | |
XXIV | II | La Mesticanza di Paolo di Lello Petrone
La Mesticanza di Paolo di Lello Petrone |
Cronaca in volgare che racconta la vita politica e sociale della Roma del Quattrocento. | LXXXIII + 133 | |
XXIV | III | I Diari di Girolamo Priuli
I Diari di Girolamo Priuli |
Cronaca dettagliata degli eventi quotidiani a Venezia tra il 1494 e il 1512. | 332 | |
XXIV | V | Il Diario Romano di Antonio di Pietro dello Schiavo – 1404-1417
Il Diario Romano di Antonio di Pietro dello Schiavo – 1404-1417 |
Il Diario Romano di Antonio di Pietro dello Schiavo – 1404-1417 | XI + 169 | |
XXIV | VI | Chronicon Sublacense
Cronaca Sublacense |
XX + 66 | ||
XXIV | VII | Diario Ferrarese, di autori incerti (1409-1502)
Diario Ferrarese, di autori incerti (1409-1502) |
Diario Ferrarese, di autori incerti (1409-1502) | 893 | |
XXIV | XIV | Juliani Canonici Civitatensis Chronica
Cronaca di Giuliano, Canonico di Civita |
La cronaca della cittadinanza di Giuliano Canonici | XXIII + 52 | |
XXIV | XV | Libellus De Magnificis Ornamentis – Regie Civitatis Padue
Piccolo trattato sugli splendidi ornamenti della città regale di Padova |
Libello riguardo i magnifici ornamenti della regia città di Padova | X(pref.) + 69 | |
XXV | II | Oratio In Laudem Francisci Sfortiae Vicecomitum
Discorso in lode di Francesco Sforza, Visconte |
Orazione in laude di alcuni Visconti | XII + 72 | |
XXVI | I | Matthei Palmerii – Liber de Temporibus
Libro dei Tempi, di Matteo Palmieri |
Libro sui tempi, di Matteo Palmeri | XLIII + 394 | |
XXVII | I | Ricordi di Firenze
Ricordi di Firenze |
Ricordi di Firenze | 45 | |
XXVII | III | De Obsidione Tiphernatum Liber
Libro sull’assedio di Tiferno |
L’assedio subito dagli abitanti della Città di Castello | 35 + XXXVIII | |
XXVIII | II | Petri Cantinelli Chronicon
Cronaca di Pietro Cantinelli |
Cronaca scritta da Pietro Cantinelli che narra la storia di Ravenna dal 1297 al 1405. | LIX + 201 | |
XXVIII | III | Il Tumulto dei Ciompi – Cronache e memorie
Il Tumulto dei Ciompi – Cronache e memorie |
Le cause economiche e sociali che portarono al tumulto dei Ciompi a Firenze nel 1378, la repressione della rivolta e le sue conseguenze politiche e sociali per Firenze. | XIII + 231 + XV | |
XXVIII | III
(2) |
Bernardini Azzurrino Breviora Chronica Aliaquae Monumenta Faventina
Le Cronache Brevi di Bernardo Azzurrino e altre cose notevoli faventine. |
La cronaca minore di Bernardino Azzurrino e altre cose notevoli della città di Fa(v)enza. | CLXXII (pref.) + 395 | |
XXVIII | V | Statuta Faventiae
Statuto di Fa(v)enza |
Gli statuti e le leggi della città di Fa(v)enza nel periodo medievale. | LXVIII + 412 | |
XXXI | I | De Rebus Siculis Carmen
Carme sulla Sicilia |
Poema sulla storia della Sicilia. | 256 | |
XXXII | I | Liber Notarum – Johannis Burckardi (ab anno 1473 usque ad annum 1506)
Note di Johann Buckard (dall’anno 1473 all’anno 1506) |
Gli eventi e le osservazioni di Johann Burchard dal 1473 al 1506. | 336 | |
XXXIII | I | Della Historia di Bologna
Storia di Bologna |
Narrazione della storia di Bologna. | XL (pref.) + 352 | |
XXXIV | I | Due Cronache Del Vespro in Volgare Siciliano del Secolo XIII
Due Cronache Del Vespro in Volgare Siciliano del Secolo XIII |
Due cronache scritte in volgare siciliano che narrano gli eventi dei Vespri Siciliani. | CLXXIX + 153 | |
XXXV | Appendice archivio Muratoriano |
Samuele Cornalba racconta ”Bagai”: un incontro tra realtà e immaginazione
di Gilda Agosti, Elena Giannelli, Matias Di Giacomo, Eleonora Malatesta, Federico Pellegrini e Chiara Torazza, 2B
Grazie al progetto “Leggo e incontro l’autore”, la nostra classe ha avuto l’opportunità di incontrare dal vivo Samuele Cornalba, giovane scrittore esordiente, che ha da poco pubblicato il suo primo libro intitolato “Bagai”.
Il titolo, che in dialetto cremonese significa “ragazzi”, assume una doppia valenza: si riferisce ad Elia, il protagonista del racconto, che si trova in una fase di passaggio cruciale, l’ultimo anno di liceo, ma rappresenta anche in modo più ampio un’intera generazione di ragazzi di provincia.
Le vicende narrate sono ambientate a Pandino, un paese di novemila abitanti in provincia di Cremona, che è anche luogo natale dell’autore. Cornalba descrive questo contesto in modo autentico e personale, restituendo un ritratto riconoscibile della quotidianità in una realtà di provincia.
Prima ancora di iniziare a scrivere il racconto e di dare forma ai personaggi, Cornalba sapeva che avrebbe voluto trattare il tema dell’indifferenza. Questo si riflette soprattutto nel protagonista, Elia,che appare apatico e distante agli occhi degli altri e che, allo stesso tempo, si percepisce estraneo al mondo che lo circonda. Elia vive in uno stato di disorientamento: pur essendo all’ultimo anno di scuola superiore, non ha ancora idea di cosa voglia fare nel futuro.Attraverso di lui, l’autore mette in scena le incertezze e le paure che affliggono la sua generazione.
Elia si sente come bloccato in un “quasi”: è come se qualcosa gli mancasse per riuscire a entrare davvero in connessione con gli altri e provare empatia. La sua difficoltà a esprimersi e ad aprirsi è anche legata al dolore per la perdita della madre, un evento che ha segnato profondamente la sua crescita.
Il rapporto con il padre è complesso: lui e il figlio fanno fatica a condividere il profondo dolore che provano e questo contribuisce ad alimentare quel senso di vuoto che Elia si porta dentro. Dopo la morte della madre, infatti, si trasferisce per un periodo a casa della zia, segno del legame fragile con il genitore rimasto.
Accanto a Elia ci sono altri personaggi significativi, come Camilla, una ragazza vivace ed espansiva, che affronta la vita con più entusiasmo e fiducia. Il suo incontro con Elia rappresenta un punto di svolta: attraverso di lei, lui inizia a mettere in discussione il proprio atteggiamento e ad aprirsi, anche se con fatica, a un cambiamento. Camilla incarna una possibilità diversa di vivere l’adolescenza, più propositiva e meno chiusa in se stessa, e il suo impatto su Elia è fondamentale per il percorso del protagonista.
Durante l’incontro, Samuele Cornalba si è mostrato molto disponibile e aperto al dialogo, rispondendo con sincerità e attenzione alle nostre domande. È stato interessante potersi confrontare con un autore così giovane, con cui abbiamo sentito un immediata vicinanza, sia per età che per tematiche affrontate nel libro.
Questo incontro ci ha permesso di avvicinarci alla lettura contemporanea in modo più diretto e coinvolgente e per alcuni di noi è stato anche un’occasione per riflettere sul proprio futuro e sul valore della scrittura come forma di espressione personale.
Il Labirinto di Creta e i miti del Mediterraneo
“Il racconto del Labirinto” di Giorgio Ieranò
Di Chiara Bottino e Alice Moretti 3B
Un intreccio inestricabile di miti, un intero mondo di eroi e di divinità che ruotano intorno al mistero del Labirinto viene esplorato dal professor Giorgio Ieranò nel suo ultimo libro.
Venerdì 21 Marzo lo scrittore è venuto al Liceo Classico D’oria a commentare “Il racconto del labirinto” e ha risposto ai quesiti posti dagli studenti che ne hanno affrontato la lettura.
Giorgio Ieranò attualmente insegna letteratura greca all’Università di Trento dove ha fondato e dirige Dionysos, un laboratorio di ricerca sul teatro antico. Ha lavorato a molte traduzioni e adattamenti teatrali di classici e ha collaborato per anni con il Teatro della Tosse di Genova. È membro del consiglio artistico del Teatro pubblico ligure per il quale ha scritto anche il testo teatrale “Il grande racconto del labirinto”, spettacolo da cui nasce l’idea per il libro. In passato ha lavorato per diversi periodici e quotidiani nazionali.

Durante l’incontro parla poco della sua vita, ma grazie a un paio di domande capiamo molto. Quando chiediamo come è nato il suo interesse per il mito, ci racconta che i miti che il fratello, studente al liceo classico, ripassava ad alta voce avevano sostituito le favole che solitamente vengono raccontate ai bambini, per cui, fin da piccolo, sapeva molte più cose di Ulisse che di Cappuccetto Rosso.
La sue esperienza di ragazzino, ci confida, non è stata sempre semplice: era minuto e timido, in alcune occasioni anche bullizzato e deriso dai compagni più corpulenti e apparentemente sicuri di sé. I miti in quei momenti lo hanno divertito, aiutato ad evadere, ma anche a sperare ad una forma di riscatto: un giorno, se non con la forza, certamente con l’intelligenza e l’astuzia, come Ulisse avrebbe potuto sconfiggere gli arroganti, grandi e grossi come Polifemo.
Il professore continua spiegandoci di aver voluto intraprendere questo viaggio nel mito del Labirinto perché per lui ha avuto un effetto ipnotico e travolgente; su di lui ha esercitato un grande fascino la figura di Teseo: sconsiderato, impulsivo e folle, l’eroe si dimostra coraggioso nell’affrontare il Minotauro, ”smemorato” nel non mantenere la promessa fatta al padre Egeo di cambiare le vele in caso di vittoria, sbadato ( o traditore?) nel ” dimenticare” Arianna a Nasso, volubile nell’innamorarsi della sorella di quest’ultima, Fedra, e persino di divinità come Persefone.
“Il viaggio del Labirinto è stato talvolta interpretato anche come una discesa nei misteri della propria mente, una catabasi nell’oscurità dell’inconscio”. In una visione metaforica del mito si può considerare il Labirinto come uno specchio dell’anima e Teseo come l’eroe che accetta il rischio di addentrarsi nei meandri del proprio inconscio per uccidere i mostri creati dalle sue profondità .
Un filo invisibile che parte dall’isola di Creta collega tutte le vicende dei diversi protagonisti che, a modo loro, hanno vissuto un’avventura e possono narrarne solo un frammento che però fa parte di un disegno più grande componendo un puzzle di storie che ci porta in una realtà antica e leggendaria come quella del Mediterraneo, palcoscenico nel quale si fondono mito e storia. In questo contesto, Creta, con la sua posizione strategica emerge come un luogo che ospiterà la nascita di Zeus, il mito di Europa, in cui l’unione di Zeus ed Europa darà vita a Minosse e infine all’intricato mito del Labirinto.
La moderna guerra di ieri
Forse “l’uomo” non ama poi tanto la guerra…
Continue readingCassandra: tra mito e realtà
di Matias Di Giacomo, Matilde Pedroncini, Emma Zini, 2 B
Poche ore prima di assistere allo spettacolo “Cassandra o dell’inganno” Elisabetta Pozzi, ideatrice e interprete dell’opera, ci ha accolti dietro le quinte del Teatro Duse. Incontrarla è stato un privilegio perchè ci ha consentito di comprendere le scelte drammaturgiche dell’autrice e di conoscere meglio le tappe fondamentali della sua formazione e della sua carriera.
Qui il video della nostra intervista.
Elisabetta Pozzi ha ideato questo spettacolo basandosi principalmente sulle tragedie di Eschilo ed Euripide, ed è riuscita a unire modernità e mitologia, coinvolgendo il pubblico in un percorso che dall’affascinante e crudele storia di Cassandra arriva ai giorni nostri.
Signora Pozzi, lei ha portato in scena le figure femminili più grandi del teatro classico. Che cosa l’ha spinta a scrivere e interpretare questo spettacolo proprio su Cassandra?
“Sì, è vero, ho portato in scena le grandi figure femminili del mito , soprattutto a Siracusa, che è un luogo speciale perchè riporta davvero a un momento unico: 5.000, 6.000 spettatori che , come quelli del V secolo a.C., si riuniscono nel teatro greco per assistere alla rappresentazione di questi grandi testi, Medea, Fedra, Clitemnestra. Cassandra è la profetessa troiana mai creduta a causa della maledizione di Apollo. Quello che mi ha incuriosito di questo personaggio, che conoscevo molto bene perchè l’ho studiato a scuola e approfondito nel mio lavoro, era proprio questo punto: quante “Cassandre” in realtà ci sono state nel corso dei millenni? Quanti uomini e donne hanno percepito che qualcosa stava succedendo, hanno cominciato a capire attraverso dei segni il fatto che qualcosa stava per finire, un ciclo, un periodo storico, un impero , e hanno cercato di dirlo ma purtroppo non sono stati creduti?
Secondo lei ci sono oggi delle “Cassandre”, persone inascoltate a cui invece bisognerebbe prestare attenzione?
“Sì, ce ne sono molte e proprio ad alcune di queste ho voluto fare riferimento; sono grandi pensatori come Jean Baudrillard, Marc Augè, che hanno proprio scritto del futuro, Vance Packard che nell’opera “I persuasori occulti” parlava della potenza che i mezzi di comunicazione avrebbero avuto sulle persone. Nel giro di pochi anni queste “predizioni” si sono avverate: vediamo la dipendenza totale che ormai tutti hanno dalla tecnologia. Da non dimenticare Pierpaolo Pasolini che nel 1960 scrive “Profezia“, un’opera sull’immigrazione, sul destino di uomini e donne che arrivano da Paesi lontani. La sua riflessione mi ha colpito molto e mi commuovo sempre quando sul palco recito un suo passaggio fondamentale: “scenderanno a milioni, sbarcheranno a Crotone o a Palmi, vestiti di stracci asiatici e camicie americane”.
Sappiamo che ha lavorato molte volte al Teatro Greco di Siracusa e che ha una grande attenzione per il dramma antico. Perchè ritiene importante continuare a portare in scena le tragedie classiche? Quali messaggi o emozioni possono ancora trasmettere a una società tanto diversa, più di duemila anni dopo?
“Le tragedie che ci sono arrivate, scritte in un’epoca e in una società tanto lontane, sono sempre attuali perchè riguardano aspetti, emozioni o sentimenti dell’essere umano di ogni tempo, universali. Per esempio ne “I Persiani” di Eschilo si parla della guerra e la grande intuizione del drammaturgo ateniese è stata quella di parlare ai Greci vincitori della follia della guerra attraverso la disperazione di un popolo da loro sconfitto, per dire” la guerra riduce così”. Le tragedie ci fanno riflettere anche sull’ Ybris, la tracotanza, la perdita del senso della misura, che evidentemente stiamo vivendo anche noi oggi.
Esiste un personaggio che ha interpretato o uno spettacolo in cui ha recitato che è stato particolarmente significativo sia per la sua carriera che per la sua vita?
“Le prime esperienze sono state importantissime; risalgono a quando frequentavo ancora il liceo e ho iniziato a lavorare con un piccolo ruolo in un dramma di Pirandello ; avevo partecipato ad un provino senza dirlo ai miei e mi avevano preso, quindi i miei genitori si sono ritrovati a dover firmare il mio primo contratto perchè non ero ancora maggiorenne. Mi ricordo che mio padre era contrario, voleva che io finissi prima il liceo, ma poi Giorgio Albertazzi, il mio maestro, venne a casa mia e convinse i miei a firmare quel contratto. Altri spettacoli che sono stati fondamentali per me sono”Le tre sorelle” di Cechov che ho portato in scena qui a Genova, “Il lutto si addice ad Elettra” per la regia di Luca Ronconi, di cui ero la protagonista e che fu un’esperienza sconvolgente, grazie alla quale ottenni parecchi premi. Ancora “Zio Vanja” di Cechov, con cui abbiamo debuttato a Mosca. Poi , naturalmente, tutti gli spettacoli di Siracusa: Medea, Ecuba, Fedra, Le Troiane. A Genova, con ” Giacomo il prepotente” sulla figura di Giacomo Leopardi, ho iniziato un lavoro sulla drammaturgia contemporanea, che ritengo fondamentale coltivare. Attualmente con la scuola di recitazione del teatro di Genova, che dirigo, lavoro coi ragazzi proprio sulla drammaturgia contemporanea.
Quale percorso di studi consiglia ad un giovane che desidera intraprendere la carriera di attore? Come consiglia di trasformare una passione in un vero e proprio lavoro?
“La formazione che dà il liceo classico è unica; concordo con Roberto Vecchioni, cantautore e professore di greco, quando dice “io non ho mai paura, perché ho fatto il liceo classico”. La formazione classica fortifica, fornisce il giusto senso del pensiero. A me ha aiutato tantissimo. Di seguito ritengo che la cosa più importante sarebbe fare teatro da subito, già da ragazzi, anche per coltivare l’immaginazione. Il teatro è immaginare di essere altro da sé.
Le pietre d’inciampo: memoria e riflessione sull’Olocausto
di Camilla Carratù, Gilda Agosti, Maria Giovanna Lauria, Chiara Torazza, 2B
Il ricordo della Shoah non deve essere limitato solo al 27 gennaio, Giornata della Memoria, deve vivere in noi tutti i giorni, ma spesso la nostra mente è occupata da così tanti pensieri che, camminando e guardando a terra, non ci accorgiamo neanche di piccoli frammenti di storia che abbiamo nelle nostre strade.
La 5F del nostro Liceo Classico, seguita dalla professoressa Borello, ha organizzato un percorso guidato sulle pietre d’inciampo nel centro di Genova per arrivare al cuore degli studenti del Liceo D’Oria.
Qui e in videoteca il video realizzato dagli studenti di 2B, guidati dalla professoressa Dolcino
Ma cosa sono le “pietre d’inciampo” e perché si chiamano così? Le pietre d’inciampo sono dei piccoli blocchi di pietra ricoperti da una lastra di ottone su cui sono incisi il nome e la data di deportazione di alcuni ebrei, come piccole targhe commemorative. Il loro nome è derivato dalla funzione che dovrebbero, o meglio, dovremmo fare loro assumere, ossia quella di farci proprio “inciampare” nella memoria di quel tempo per tenere sempre vivo nelle nostre anime il dramma vissuto da tanti uomini, donne e bambini.
La prima pietra ci è stata mostrata da Marco Vecchio; essa ricorda l’arresto di Giorgio Labò, uno studente di architettura che fu arruolato nel genio minatori e che, dopo l’armistizio, fu tradito da uno dei suoi compagni e in seguito catturato dalle SS tedesche. E’ stato prigioniero per 18 giorni; malgrado sia stato sottoposto a terribili torture, non rivelò mai niente negli interrogatori delle SS; venne fucilato con altri suoi nove compagni senza processo.
All’inizio di Galleria Mazzini abbiamo trovato la pietra di Riccardo Pacifici: laureato in Lettere Classiche all’Università di Venezia, divenne rabbino di Genova nel 1936 e venne arrestato nel 1943 dalle SS con la moglie e i suoi figli.
Percorsa Galleria Mazzini, ci siamo fermati in Largo Eros Lanfranco per ascoltare da Elena Bisio, Petra Torrigiani e Agnese Dighero le storie di alcuni genovesi che hanno aiutato a nascondere degli ebrei: Francesco Repetto, che nel 1943 ha guidato la delegazione ebraica, un’organizzazione che aiutava gli ebrei a emigrare e a stabilirsi in un nuovo paese; Pietro Boetto, cardinale e arcivescovo di Genova che forniva i beni necessari agli ebrei nascosti; Massimo Teglio, che ha fatto parte dell’aviazione ed è riuscito a salvare circa 30.000 ebrei andando da Genova a Firenze e fornendo documenti falsi e denaro per i beni di prima necessità. Queste straordinarie persone hanno ricevuto una medaglia al valore per il coraggio dimostrato.
In via Bertola, accanto alla sinagoga di Genova, sono situate le quattro pietre d’inciampo della famiglia Polacco: Camilla Icardi, Matilda Biasizzo e Claudia Tolomelli ci hanno raccontato la loro storia. Il padre, Albino Polacco, nel 1943 era il custode della sinagoga e venne arrestato con la moglie Linda e i due figli Carlo e Roberto. Molti persone che si trovavano all’interno della sinagoga si salvarono, invece, grazie al gesto di una signora che dalla finestra sventolò un fazzoletto per avvisare dell’arrivo dei tedeschi.
Infine ci siamo recati davanti alla prefettura per ascoltare la storia di Ercole De Angelis, deportato al campo di Bolzano, assassinato il 18 aprile 1944; Italo Vitale, arrestato in corso Montegrappa il 10 dicembre del 1943 , fu recluso nel carcere di Milano fino alla sua deportazione ad Auschwitz, ma morì durante il terribile viaggio; Emanuele Cavaglione, gioielliere ebreo, si trasferì a Firenze per fuggire dalle deportazioni, ma fu ingannato e ucciso ad Auschwitz il 30 giugno 1944; Margherita Segre, moglie di Emanuele Cavaglione, fu arrestata col marito e portata al campo di Fossoli e morì lo stesso giorno del marito.
Le pietre d’inciampo rappresentano non solo un omaggio alle vittime delle persecuzioni naziste, ma anche un invito alla riflessione e alla memoria collettiva. Questi piccoli monumenti sparsi in tutta Europa, ci ricordano l’importanza di non dimenticare le ingiustizie del passato ed impegnarci per un futuro di rispetto e umanità.
Come l’evoluzione “ci ha reso esseri con una morale”: il Darwin Day 2025 al Liceo D’Oria
di Benedetta Lorenzon e Ginevra Venturi, 4D
Il 12 Febbraio 2025 presso il Liceo Classico Andrea D’Oria si è tenuta una conferenza in occasione del Darwin Day. Ma che cos’è il Darwin Day? Si tratta di un giorno dedicato al ricordo dello scienziato Charles Darwin, nato proprio il 12 febbraio del 1809, e delle sue incredibili scoperte in merito all’evoluzione della specie che ancora oggi forniscono importanti spunti di riflessione per comprendere l’andamento della società contemporanea. Ad introdurre il convegno, tenutosi nell’aula magna del liceo, la professoressa Martina Savio, che ha anche presentato i due relatori: Domenico Saguato, presidente dell’associazione Genova Solidale, e Bruno Sterlini, ricercatore UniGe e IIT (Istituto Italiano di Tecnologia).
A prendere per primo la parola è stato Domenico Saguato, che ha trattato l’evoluzione dell’intelligenza umana dalle origini fino ad oggi, il progressivo intervento dell’uomo sulla natura e la nascita del pensiero simbolico e del linguaggio.
Ha descritto lo sviluppo dell’essere umano andando indietro nella storia di 3 milioni di anni, quando i primi ominidi cominciarono a scendere dagli alberi, per poi affrontare i successivi passi salienti della loro evoluzione: l’uomo iniziò a “scheggiare” pietre (“e non ha più smesso!”, afferma scherzosamente Saguato), da preda divenne predatore e modificò la propria organizzazione sociale in forme sempre più organizzate e complesse fino alla nascita della prima etica umana. Ad aver portato a ciò è stato sicuramente l’aumento di volume del cervello, al quale si è giunti, tra le altre cose, grazie a un radicale calo delle temperature, che ha ridotto la resa fruttifera degli alberi. A causa di ciò, da prede siamo diventati predatori: nella nostra dieta la carne si è accostata al consumo di frutti. Assumendo un maggior numero di calorie, dunque, il cervello ha potuto svilupparsi più rapidamente (dobbiamo tenere conto infatti che il 25% del fabbisogno calorico giornaliero viene bruciato dal cervello).
Un cervello così grande però comporta alcune complicazioni: come si può facilmente intuire, infatti, è difficile per una donna partorire una progenie con un cranio di tali dimensioni. Iniziano dunque ad avvenire nascite anticipate: l’uomo è l’unica specie animale a nascere senza essere autosufficiente. Per essere accuditi, i neonati necessitano di numerose cure e, dunque, si va creando un gruppo numeroso che coadiuva la madre, all’interno del quale le relazioni tra gli uomini si fanno sempre più complesse. All’evolversi delle relazioni umane si affianca l’evolversi del cervello, e all’evolversi del cervello si affianca l’evolversi delle relazioni umane, secondo un rapporto dialettico. In questo contesto nasce l’etica. Se tra gli altri mammiferi esiste solo l’etica della madre che accudisce il figlio (grazie all’ossitocina, l’ormone mammifero dell’amore), per quanto riguarda gli uomini questo amore viene rivolto non solo al figlio, ma a tutta la tribù. La “morale dell’equità” (come lo psicologo Michael Tomasello definisce questo nuovo approccio degli uomini nei confronti dei loro simili) è il prodotto di un processo di una selezione di gruppo. Tra i vari clan esistenti, progredisce quello in cui i sentimenti di unità e coesione sono più radicati: se uniti, infatti, gli uomini riescono a procurarsi più facilmente le risorse necessarie alla propria sopravvivenza.
Vivendo in società più complesse, i nostri antenati avevano bisogno di un mezzo di comunicazione all’avanguardia: non erano sufficienti i suoni inarticolati di cui gli animali si servono per esternare le proprie sensazioni, serviva un linguaggio in grado di esprimere i processi, un linguaggio simbolico che permettesse di fare astrazioni, elaborare concetti e immaginare mondi diversi dal nostro (importante citare a questo proposito il saggio “Etica e concezione materialistica della storia” di Karl Kautsky).
Finito il suo intervento, Saguato lascia spazio a Sterlini, che racconta lo studio che il centro di ricerca di cui fa parte sta conducendo. L’obiettivo è coltivare in vitro parti di cervello che permettano di trovare nuove cure e, in generale, capire come funziona il nostro organo più complesso. Questo studio ha una grandissima portata innovativa, data la naturale difficoltà riscontrata nello studio del cervello (si può infatti studiare solo in modo indiretto, metodi come le biopsie non sono praticabili).
Per molti anni allo scopo di trovare cure per malattie neurologiche sono stati utilizzati come cavie i topi, in quanto possiedono molti meccanismi simili a quelli del cervello umano. Tuttavia, il limite di tale ricerca è palese.
Si iniziò dunque a capire la potenzialità che le cellule staminali (presenti fin da subito nell’embrione, in quanto permettono di creare qualsiasi parte dell’organismo) avevano per il successo di questi studi: in laboratorio queste possono essere utilizzate per creare parti di cervello. Inizialmente venivano estratte, nell’ambito dell’inseminazione artificiale, dagli embrioni: alcuni venivano impiantati, altri utilizzati per la ricerca. Questo metodo, tuttavia, possedeva limiti di natura etica. Viene dunque elaborata un’alternativa: cellule differenziate, quasi esclusivamente quelle epiteliali, iniziano a essere usate per creare cellule staminali, da cui si potranno successivamente creare parti di cervello (chiamate organoidi) utili alla ricerca.
Lo studio di Sterlini in particolare usufruisce di questi organoidi per cercare di riprodurre l’ippocampo, la parte del cervello più danneggiata dagli effetti dell’alzheimer, nella speranza, attraverso il confronto con un cervello sano, di scoprire di più in merito a questa patologia.
Alla fine della conferenza, nei presenti è maturata una maggiore consapevolezza sul processo evolutivo a cui l’uomo è stato soggetto, attraverso il ragionamento critico su questi temi. Impossibile dunque non interrogarsi riguardo a tutti i problemi che l’uomo contemporaneo sta vivendo, dalle guerre al cambiamento climatico. Torna a questo proposito alla mente la domanda che Domenico Saguato ha posto ai presenti a fine discorso, ossia: “perché, nonostante il processo evolutivo abbia portato l’uomo a vivere pacificamente in comunità, oggi si consumano tragedie quali le guerre? Dove è finita la capacità di cooperare che ci ha portati a sviluppare la nostra intelligenza?” Come Saguato ha invitato il pubblico a riflettere sulla questione, noi invitiamo voi lettori a fare lo stesso.
Ed è così che al Liceo D’Oria è stata celebrata la nascita del grande biologo e naturalista Charles Darwin (qui l’intervista a Bruno Sterlini del TG dei Ragazzi di TGCOM24).
Lezioni di Memoria: contro l’indifferenza di ieri e di oggi
di Filippo Lussana, Gabriele Coli, Riccardo Olivieri, Elena Lanza 5B
«Era molto difficile per i miei parenti convivere con un animale ferito come ero io: una ragazzina reduce dall’inferno, dalla quale si pretendeva docilità e rassegnazione. Imparai ben presto a tenere per me i miei ricordi tragici e la mia profonda tristezza. Nessuno mi capiva, ero io che dovevo adeguarmi ad un mondo che voleva dimenticare gli eventi dolorosi appena passati, che voleva ricominciare, avido di divertimenti e spensieratezza.» Così Liliana Segre ricorda la tragica condizione di chi, come lei, negli anni successivi alla guerra, non trovò orecchie disposte ad ascoltarla.

Le dolorose storie di migliaia di famiglie ebree italiane rimasero confinate tra le mura domestiche, per il fatto che i protagonisti di queste erano stati segnati tremendamente dal dolore e da un paradossale senso di vergogna e inadeguatezza. Anche la storia di Franca De Benedetti e della sua famiglia non si conobbe fino al 2005, anno in cui decise di aprire il suo cuore al nipote, Filippo Biolè, raccontandogli per la prima volta dettagliatamente i travagliati anni vissuti tra il 1938 e il 1945. Da questo racconto è iniziata la difficile ricostruzione della vicenda da parte dell’avvocato Filippo Biolè, presidente dell’ANED Genova (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti), che il 10 febbraio 2025 ha raccontato agli studenti del Liceo Andrea D’Oria la tragica storia della sua famiglia colpita dalla persecuzione nazifascista.

Durante il racconto della fuga dall’Italia della famiglia De Benedetti verso una disperata salvezza in Svizzera, Biolè ha voluto mettere l’accento sui tanti piccoli gesti di aiuto compiuti da persone che, opponendosi alla diffusa indifferenza, rischiarono la loro vita per salvare quella di altri. E’ il caso del podestà di Levanto che nel settembre del 1943 sapendo che in pochi giorni sarebbero arrivati i nazisti a prenderli, invitò i De Benedetti a scappare. O dell’oste di Como che, di fronte a una famiglia segnata in volto dalla fame, consapevole si trattasse di ebrei, non ha esitato a mettere a disposizione uno spazio sicuro in cui avessero potuto sistemare le valigie con gli ultimi loro vestiti. Infine i guardiani sul confine svizzero che, pur avendo a poche centinaia di metri un presidio di nazisti, li fecero passare attraverso un buco nel filo spinato.

A non riuscire a trovare la salvezza fu Bruno De Benedetti che venne deportato prima nel campo di Fossoli, dal quale tenne una commovente corrispondenza con la moglie, successivamente ad Auschwitz e Dachau. Con il suo commovente racconto, l’avvocato non ha solo rapito l’attenzione di tutti i presenti, ma ne ha anche condotto il cuore nella quotidianità di una delle troppe famiglie tuttora dilaniate da abominevoli eventi che noi definiamo “storici”, ma che sono più che mai attuali. La necessità e l’importanza di testimoni determinati e documentati come Filippo Biolè non è infatti da considerarsi esclusivamente finalizzata alla “memoria”, nel senso latino di “ricordo”; certo, esso è e deve rimanere un “peso gravoso sulla schiena” di tutta l’umanità in quanto ferita inguaribile ancora in cerca di una cicatrice, ma tali discorsi rivestono soprattutto un ruolo moderno di prevenzione ed accortezza verso indifferenza e discriminazioni, piaghe tutt’altro che superate. Non a caso Biolè sceglie, con grande efficacia e partecipazione, di concludere l’incontro citando ancora una volta Liliana Segre, rinnovando l’importante invito a scegliere con responsabilità e in nome della propria coscienza, affinché tutti “Siate la farfalla gialla che vola sopra il filo spinato.” che, nel caso dell’oste di Como o del podestà di Levanto, ha salvato la vita e il racconto della famiglia De Benedetti, e indirettamente anche noi.
La storia di Souleymane
di Beatrice Marini, 1E
Vi è mai capitato di soffermare la vostra attenzione sulle condizioni di vita dei giovani ragazzi, addetti alle consegne a domicilio, che sfrecciano per le strade della città con le loro borse sgargianti, a bordo di biciclette o motorini?
Recentemente gli alunni della classe 1E hanno avuto modo di riflettere su questi temi grazie alla visione del film “La storia di Souleymane”.
Il protagonista è un giovane ventiquattrenne originario della Guinea che lavora come rider a Parigi ed è in attesa di fare un colloquio per ottenere il diritto di asilo politico. Per lavorare come rider Souleymane “affitta” l’account da un immigrato regolare che ha la cittadinanza francese.
L’intera vicenda si concentra proprio nei due giorni precedenti al colloquio, durante i quali il giovane affronta mille peripezie.
Ciò che rende unico il film è la modalità con cui sono trattati i temi dell’immigrazione e dell’accoglienza.
Il regista ha utilizzato tecniche molto efficaci per far capire agli spettatori le situazioni difficili nelle quali lavorano gli immigrati: non ha scelto attori professionisti, ma persone che hanno affrontato sulla loro pelle una situazione di precarietà. Inoltre, fa immedesimare gli spettatori nei panni di Souleymane, che lotta contro una società apparentemente accogliente, ma distaccata con chi non è suo cittadino.
Era proprio questo l’obiettivo di Lojkine: capovolgere il punto di vista, facendoci vivere la storia con gli occhi del protagonista e di tutti gli immigrati. Purtroppo, essi svolgono lavori occasionali e temporanei (nel 2021 solo l’11% dei lavoratori a chiamata aveva un contratto di lavoro dipendente), sono mal pagati, non hanno ferie e assicurazioni e sono facilmente licenziabili.
Queste condizioni portano alcuni stranieri sottopagati o disoccupati a delinquere, generando un forte pregiudizio e diffidenza da parte dei cittadini.
Si innesca così un effetto domino: colui che ha una cultura e usanze differenti dalle nostre, tende ad essere escluso. Nel film emerge questo sentimento di paura nei confronti degli stranieri nell’episodio in cui Souleymane viene invitato ad uscire da un locale e attendere il pasto da consegnare all’esterno. Questo perché avrebbe potuto intimidire i clienti a causa del diverso colore della pelle.
Nella storia non mancano tuttavia momenti di gentilezza. Un episodio toccante è proprio quello del colloquio tra Souleymane e la funzionaria per l’ottenimento del permesso. È proprio qui che l’immigrato smette di recitare e torna se stesso confessando di non essere un perseguitato politico ma di trovarsi a Parigi per poter pagare le cure alla mamma malata.Il diritto di asilo politico è un diritto fondamentale, che offre protezione alle persone perseguitate nel loro Paese per motivi di razza, religione, opinioni politiche o semplicemente appartenenza ad un gruppo sociale. Una volta che la domanda viene accolta, viene rilasciato il permesso di lavorare e di accedere ai servizi sociali al richiedente.Nella realtà, come mostra anche il film, ottenerlo e vivere in una condizione prospera è tutt’altro che facile.
Il regista ci lascia con il fiato sospeso, perché non ci racconta se Souleymane riceverà il diritto d’asilo. Lojkine lascia così decidere il finale allo spettatore stesso, che dovrà fare la scelta in base alla propria coscienza. Il suo obiettivo è far riflettere il pubblico sul fatto che la legge può scontrarsi con i sogni degli immigrati e con la loro speranza di avere una vita migliore.