Pepper, robot sociale

di Pietro Barosso, Martina Cao e Serena Ferrari, classe 3B

Pensare che potrebbe essere un robot ad accoglierci alla partenza per un viaggio, a conversare con un malato in ospedale a o a far compagnia a nostro nonno in una casa di riposo, suscita reazioni contrastanti.

C’è chi reputa innaturale conversare con una macchina e chi invece ritiene che sia giusto utilizzare tutte le possibilità a nostra disposizione per vivere meglio: in molti ambiti del sociale gli uomini vengono talora sostituiti da robot in grado di comunicare, interagire e confrontarsi con le persone.

Lo ha spiegato il 21 maggio scorso agli studenti del Liceo D’Oria Antonio Sgorbissa, docente di Robotica all’Università di Genova.

Un esempio di come la tecnologia possa aiutarci anche in quelle funzioni che immaginiamo tipiche di un essere umano è proprio Pepper, un robot culturalmente intelligente. Una definizione insolita per  un robot, eppure è proprio così che è stato descritto Pepper, il robot umanoide utilizzato nell’ambito del progetto RAISE (Robotics and AI for Socio. Economic Empowerment)  per accogliere alla Stazione Marittima di Genova  i visitatori delle navi da crociera. Pepper usa la funzionalità per il dialogo tra robot e persone che il laboratorio RICE dell’Università di Genova, guidato dal Prof. Antonio Sgorbissa ha sviluppato nell’ambito di ricerche precedenti, con il progetto Caresses.

Il progetto CARESSES

Finanziato dalla Commissione Europea, dal Ministero dell’Interno e delle Comunicazioni del Giappone, Caresses nasce nel 2017: è un progetto multidisciplinare il cui obiettivo è quello di ideare il primo robot in grado di fornire assistenza “culturale” a chi ne necessita, in particolare agli anziani e alle persone inferme.

Ogni azione del robot viene eseguita ponendo attenzione alle abitudini, agli usi culturali, e alle preferenze individuali della persona.

Pepper: un robot culturalmente flessibile

Pepper non è in grado di sostituire fisicamente la figura professionale di un infermiere, tuttavia è perfettamente capace di sostenere una conversazione di ogni genere e tipo. Ma come può riuscirci? Il robot sociale è culturalmente flessibile: sa adattarsi alla cultura del proprio interlocutore e riesce a capirne gusti e preferenze, mai varcando la soglia dello stereotipo. La sua adattabilità è permessa da un algoritmo con un funzionamento del tutto simile a quello adottato da ChatGPT, un IA ( Intelligenza Artificiale ) in grado di fugare qualsiasi dubbio e quesito. Il robot è stato capace di integrarsi alla cultura del suo interlocutore, utilizzando l’infinita gamma di conoscenze che l’IA mette a disposizione.  

Pepper assiste i pazienti un casa di riposo

Pepper è stato inizialmente messo alla prova con alcuni anziani ospiti di case di riposo del Regno Unito e del Giappone. Contrariamente a come ci si aspetterebbe, l’iniziativa è stata accolta con l’interesse degli ospiti della struttura, che si sono dimostrati più che lieti di trascorrere un pomeriggio in compagnia con un inusuale confidente. Il robot è riuscito a fare breccia, tenendo loro compagnia e facendoli parlare dei loro argomenti preferiti, ma anche di tematiche delicate. Molti dei tester, infatti, ai quali è stato rivolto il progetto, hanno cercato di andare oltre alla natura della macchina: un signore, la cui moglie era morta qualche tempo prima, ha chiesto, commosso, al robot di potergliene parlare.

Pepper a scuola

Ora Pepper si sta misurando con i pazienti dell’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, ma da novembre a febbraio è passato ad essere utilizzato in un contesto completamente diverso: l’ambiente scolastico, dove ha avuto la possibilità di confrontarsi e di interagire con gruppi di quattro alunni contemporaneamente, presso la scuola secondaria di primo grado Parini Merello di Genova.

Il progetto prevedeva un’interazione fra il robot e, a turno, piccoli gruppi di studenti per circa un quarto d’ora. L’obiettivo era quello di farlo interagire nella discussione in qualità di mediatore, cercando di coinvolgere  e di far rispettare a ognuno il proprio turno. I risvolti sono stati interessanti: Pepper è riuscito a instaurare una simpatica e carismatica relazione con i ragazzi, integrandoli all’interno della chiacchierata. Chiosa così Antonio Sgorbissa:

«Non è scontato pensare che fra non molto i robot saranno in grado di toccare anche gli argomenti più profondi, raggiungendo un livello di “umanità” presente solo nelle più fantasiose science-fiction»