di Lorenzo Manenti, 5D

A più di un anno dalla violenza su Giulia Cecchettin

11 novembre 2023: a Fossò, provincia di Venezia si consuma uno dei più terribili episodi nella cronaca quanto meno recente. Vicino a Padova, Filippo Turetta uccide la sua ex ragazza, Giulia Cecchettin, con una serie di brutalità da film horror, da psicopatico, suscitando lo sdegno di un’Italia sconvolta. Tutto il paese non tarda a manifestare questo orrore, questa rabbia: sono numerosi i cortei, i silenzi, i sit-in, in moltissime città, da Bari a Pavia, per un saluto commosso ma, soprattutto, per un rumoroso silenzio, rabbioso e furente.

La follia di Turetta ha suscitato un clamore, nel nostro paese, mai realmente uscito fuori, scatenando una riflessione di massa sulla condizione femminile, mai davvero presa in considerazione nel modo giusto, con un corretto approccio.

Da quel momento in poi, emerge un desiderio di migliorare, di far diminuire le violenze, di essere degli uomini, o, meglio, delle persone migliori.

 

Le statistiche annuali sui femminicidi

I dati sui casi di omicidio del 2024 sono abbastanza confortanti: nel periodo gennaio – 10 novembre 2024, sono stati registrati 269 omicidi, con 98 vittime donne; rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, il numero degli eventi è in diminuzione, 305 a 269, come pure è in calo il numero delle vittime di genere femminile, che da 108 è passato a 98.

Sembra un dato per il quale bisognerebbe festeggiare. Anche se, guardando e scavando più a fondo, si riconosce come ci sia ancora ben poco da esultare: se si va a snocciolare altri dati, infatti, si può riscontrare come, nell’ultimo anno, le donne vittime di violenza sessuale siano state 5516. In più, chi volesse sostenere che le analisi sopra citate mostrano una fase di miglioramento, verrebbe immediatamente smentito: dal 2023 al 2024, c’è stato solo il 6% in meno di donne uccise. Non è, come canterebbe Rkomi, un violento decrescendo, ma solo una diminuzione che si potrebbe anche imputare al caso, più che ad un vero e proprio cambiamento.

Un passo avanti.

Sarebbe sbagliato aspettare che i dati Istat riflettano la risoluzione del problema. Ma sarebbe, invece necessario iniziare a pensare a possibili soluzioni, per far sì che i prossimi dati non siano così spaventosi.

Si possono organizzare delle manifestazioni, fermare il traffico urbano per qualche giorno,  osservare un minuto di silenzio per le vittime prima di ogni lezione in università; si può segnare il viso dei giocatori di Serie A con un tratto rosso, contro la violenza, con una campagna abbinata a foto di tutti i calciatori ritratti felici con le mogli, per poi scoprire magari che uno dei più famosi picchia la compagna. 

Le iniziative simboliche sono tantissime, se ne possono pensare migliaia e tutte possono essere realizzate facilmente. 

Una delle manifestazioni per Giulia

Però, a che cosa servono, esattamente?

Non siamo qui per condannare chi si mette in mostra con un bel gesto, chi, magari scosso per vicende personali, alza la voce per farsi sentire, contro questo sdegno. 

 

Serve invece la “pace”

Non sarà mai da condannare chi fa qualcosa di moralmente positivo. 

Però, è altresì consigliabile un elemento fondamentale, per educare i ragazzi e i bambini di oggi, che sono il nostro vero e importante investimento: la pace.

Una parola abusata, di cui si parla tanto, anche per temi altrettanto sensibili. Ma la pace non è solo un concetto irraggiungibile, voluto da chi non riesce ad afferrarla. La pace ha un ruolo importantissimo nella formazione di un domani più rispettoso, di un mondo più corretto, più sensibile.

Usiamo spazi di comunicazione per sperare di essere delle belle persone prima di tutto in casa, oltre che fuori, con iniziative più o meno fine a se stesse. Da ognuno di noi partiranno iniziative sicuramente più utili che un segno sulla faccia di un calciatore, che un sit-in simile a quello di un’altra città.

Questo, certamente, renderebbe Giulia più fiera di tutto.