Perché gentilezza e spiritualità fanno bene alla salute

di Irene Collufio, Margherita Fazioli e Vittoria Gandolfo, 4B

Il cervello produce pensieri come il fegato secerne bile.

Patrizia Balbinot e Gianni Testino del Dipartimento “Educazione ai corretti stili di vita” di Asl 3, durante il convegno “Spiritualità, gentilezza, consapevolezza: in cammino verso uno stile di vita etico e libero” tenutosi a Palazzo Ducale la mattina del 19 novembre, hanno smentito quest’affermazione di Pierre Cabanis, filosofo francese vissuto nella seconda metà del Settecento, un’affermazione nettamente materialistica, che riduce l’uomo a pura chimica.

La relatrice ha spiegato che l’uomo è dotato di un meccanismo sofisticato per elaborare i pensieri, ovvero il cervello, che costituisce quindi la componente chimica, tuttavia sono necessarie anche le idee, che costituiscono invece quella spirituale.

La chimica del cervello ha bisogno di essere indirizzata da un’energia intelligente che viene dall’esterno, che prende il nome di spirito, il quale vive oltre la fisicità e ciò significa che è trascendente. Lo spirito non si identifica con la mente, con cui però deve trovare un equilibrio al fine di garantire il benessere psicofisico.

Per fare fronte al dolore inspiegabile che talvolta si fa strada dentro di noi,  molti potrebbero pensare che l’unica soluzione sia la medicina che offre trattamenti farmacologici; invece un’alternativa da non sottovalutare, sperimentata anche a livello scientifico nell’approccio ad alcune sofferenze, come quelle causate da dipendenze, è quella di aprirsi, sperimentando e compiendo un percorso spirituale sull’interiorità, senza il quale la medicina si rivelerebbe utile solo in maniera limitata.

Il corpo umano è un tempio e come tale va curato e rispettato sempre.

Ippocrate, medico vissuto nell’Antica Grecia e considerato il padre della medicina scientifica, con questa affermazione attribuisce assoluta importanza al corpo, tuttavia insieme alla carne deve essere curato anche lo spirito, poiché senza equilibrio risulta impossibile raggiungere il benessere di entrambe le dimensioni.

Il dottor Testino ha poi esposto le conseguenze sul piano neurologico di alcuni comportamenti sociali, quali ad esempio gli atti di gentilezza che possono causare una riduzione dei telomeri, responsabili della formazione delle rughe. Gentilezza, empatia e altruismo hanno vari effetti positivi sull’organismo, come l’aumento della vita media, la riduzione di infiammazioni e di patologie cardiovascolari, il contenimento dell’aggressività e infine sono un argine contro le dipendenze.

La gentilezza e l’intelligenza spirituale sono caratteristiche innate, però le possiamo coltivare ed allenare, invece che abbatterle e reprimerle, attraverso l’educazione, che attiva i percorsi neurologici della gentilezza.

Sappiamo quindi che la gentilezza fa bene alla salute, ma soprattutto che ci rende persone eticamente libere.