Intervista alla prof.ssa Alessandra Bertolotto

di Anna Cugurra, Rebecca Dufour, Filippo Moreschini, Alice Moretti, Francesco Nicolao, Lisa Poverelli, classe 3B

L’esperienza di PCTO, vissuta dalla nostra classe 3B nella settimana dal 21 al 25 ottobre, si è rivelata molto formativa riguardo all’utilizzo consapevole dell’Intelligenza Artificiale a scuola, non solo per noi studenti, ma anche per i docenti.

Per questo motivo abbiamo deciso di intervistare la professoressa Alessandra Bertolotto, che insieme alle professoresse Marina Terrana e Cristina Frisone  ha seguito in prima persona l’organizzazione e lo sviluppo del progetto Campbus del Corriere della sera.

Come crede che quest’esperienza del PCTO abbia influenzato il nostro punto di vista sull’Intelligenza Artificiale?

Spero che vi abbia fatto capire alcune delle sue potenzialità e criticità e vi abbia fatto pensare anche a un orientamento per il futuro, ovvero in che modo sia l’Intelligenza Artificiale sia la tecnologia possono essere utili nel lavoro di ciascuno di voi, non necessariamente solo in una professione scientifica o tecnologica ma anche in campo umanistico. 

Pensa che l’intelligenza artificiale possa essere utilizzata a scuola?

Penso di sì, ma solo a scopo didattico.

Faccio un paragone: l’ascensore di un grattacielo è comodo e può essere utile per arrivare anche ai piani più alti, mentre arrivarci con le scale è sicuramente più faticoso e ci si impiega molto più tempo. Grazie ad esso si guadagna tempo da poter spendere in altre attività. È però importante conservare l’abilità di saper salire le scale: non vogliamo rinunciare all’uso delle gambe perché “tanto c’è l’ascensore”.

Per l’I.A. il discorso è lo stesso: rinunciare al ragionamento e all’uso della propria mente perché ”tanto c’è l’I.A.” è assurdo.

Dobbiamo utilizzarla con consapevolezza: può aiutarci a velocizzare processi che sono lunghi e complessi realizzando degli abstract o delle sintesi e quindi sfruttandola come strumento di servizio.

Crede che quest’esperienza del PCTO abbia influenzato il nostro punto di vista sull’Intelligenza Artificiale?

Direi di sì, secondo me lo sta già cambiando.

A breve seguirò un corso di formazione in cui imparerò anche io a usare l’I.A. nella didattica. Alcune delle mie colleghe l’hanno già utilizzata per fare delle lezioni, per spiegare ai ragazzi; quindi sicuramente entrerà nella mia pratica quotidiana a scopo didattico ma è importante imparare insieme ad utilizzarla.

Anch’io devo rimanere sempre aggiornata e secondo me questo è compito della scuola: non può ignorare tutto ciò che è nuovo, deve conoscerlo e mediarlo ai ragazzi. Questi strumenti cambieranno necessariamente la nostra modalità di approccio al lavoro e allo studio.

Dopo questa esperienza, considererà l’opzione di integrare nelle sue lezioni l’intelligenza artificiale?

Sì, vorrei provarci perché credo che sia giusto utilizzarla per realizzare sintesi o  questionari, oppure rendere la lezione più creativa nel momento in cui l’argomento di cui si tratta risulta difficile o pesante.

Nonostante l’I.A. sia fantastica anche nella creazione di test, credo che non possa realizzarli così bene nel modo in cui sono capace io, che ho in mente esattamente quello che voglio chiedere alla mia classe, ma magari proverò…

Però, per esempio, posso usarla come aiuto per realizzare uno schema delle domande del compito, da rielaborare in un secondo momento: quindi può facilitare il mio lavoro e posso già utilizzarla adesso.

Spero che con questo corso potrò iniziare a usarla anche in modo più sofisticato.

Il progetto Campbus, organizzato dal Corriere della Sera, si è rivelato un’esperienza formativa sia per gli studenti che per i professori che hanno imparato a sfruttare al massimo le capacità dell’Intelligenza Artificiale, per utilizzarla come strumento di supporto allo studio e all’insegnamento.

L’entusiasmo e la partecipazione con cui gli studenti hanno accolto l’iniziativa sono la testimonianza del successo del PCTO, che rappresenta un modello innovativo di didattica e di orientamento.

È auspicabile che vengano proposti più progetti di questo tipo, in grado di fornire nuove prospettive e di creare una scuola sempre più aperta all’innovazione e alle esigenze dei giovani.